Mentre mi accingevo a scrivere queste note, dovendo decidere sulla foto da mettere in copertina e non avendo ancora le idee chiare su chi fosse stato il vero protagonista della gara, ero indeciso tra una foto di Verstappen o di Charlie Whiting, lo storico direttore di gara della Formula1.
Poi ho deciso di rendere omaggio ad un pilota che ci sta facendo rivivere quelle emozioni che si stavano affievolendo nei nostri ricordi e che principalmente ci sta restituendo la vera essenza di una gara motoristica: IL SORPASSO.
Non vi è alcun dubbio che sia stato ilo giovane scugnizzo olandese il vero protagonista del Gran Premio del Brasile. A volte ha fatto discutere, ha innescato polemiche ma, fiduciosi che maturerà nel carattere, possiamo ben dire che è nata una stella.
Da bocciare invece il suo box, almeno in questa occasione, per quel pit stop quantomeno inopportuno; non sapremo mai come sarebbe potuto cambiare l’ordine d’arrivo del Gran Premio del Brasile e quale influenza avrebbe avuto su quest’ultimo breve scorcio di Campionato.
A scusante degli strateghi Red Bull vi è certamente lo strano comportamento delle Pirelli che su una pista inondata d’acqua davano le stesse prestazioni sia con le intermedie che con le full wet.
Ancora una volta titubante la Direzione Gara che nel dubbio, o forse per la paura di prendere decisioni sbagliate (ma allora perché affidarsi alla “esperienza” pluriennale di Charlie Whiting?), fa fare più giri in testa alla Safety Car che non ad Hamilton e mette Bandiera Rossa per ben due volte per poi ripartire in pratica nelle stesse condizioni di asfalto. Alla fine della gara saranno passate quasi quattro ore dal primo dei tre start.
Pensare che questo accadeva per una normalissima pioggia, non certo un diluvio.
E tutto ciò nonostante i fischi, giusti, del pubblico e le insistenze dei piloti, Hamilton in testa, di lasciarli gareggiare.
Le indecisioni di Whiting sono però in parte giustificate dall’asfalto poco drenante del circuito di Interlagos (ma a che servono le omologazioni?) e dall’assurda regola del parco chiuso che non consente di modificare gli assetti delle monoposto neanche in caso di cambiamento delle condizioni meteorologiche.
Le conseguenze sono i numerosi casi di acquaplaning che abbiamo visto ad Interlagos. Alla faccia della sicurezza!
E’ risaputo, infatti, che in caso di pioggia sarebbe opportuno modificare il set up con pochi interventi mirati: ammorbidire le sospensioni, rialzare la monoposto di qualche centimetro da terra, aumentare la deportanza delle ali.
Ai fini della sicurezza basterebbe una semplice deroga alla regola del parco chiuso ovvero che solo in caso di pioggia sia possibile intervenire sull’assetto della monoposto, e solo su questo. Volendo esagerare si potrebbe consentire anche un Warm Up di una mezz’ora al massimo.
In definitiva, a mio parere, la Formula 1 dovrebbe essere meno regole, meno Safety Car e più Verstappen.
Ma adesso la nostra attenzione è rivolta al prossimo Gran Premio del 27 novembre ad Abu Dhabi, ultimo in calendario, dove si deciderà chi sarà il Campione del Mondo 2016; in caso di vittoria di Hamilton a Rosberg sarà sufficiente arrivare terzo. Ma tutto può succedere!