Enzo Ferrari diceva che gli italiani perdonano tutto ma non il successo; da sempre chi vince è antipatico.
Non si capisce dove finisce l’analisi oggettiva delle vittorie a ripetizione di alcuni piloti e dove invece inizia l’irritazione per i loro ripetuti successi e per il loro modo di essere.
C’è da chiedersi quando l’intelligenza e la cultura avranno la meglio sull’ignoranza e l’invidia e quando assisteremo ad una gara o ad una partita di calcio per divertirci e non per insultare.
Certo però che ci sono vincenti e vincenti.
Ora come in passato ci sono i Villeneuve e ci sono gli Schumacher, ci sono gli Agostini e ci sono i Pasolini, ci sono i Rossi e ci sono i Biaggi, ci sono i Coppi e ci sono i Bartali, ci sono i Trapattoni e ci sono gli Antonio Conte.
L’elenco degli antipatici vincenti nello sport motoristico è lunghissimo; ma qui basta citare: Agostini, Schumacher e Rossi, forse perché “troppo” vincenti ma ci sono anche i vincenti non antipatici come Mamola, Villeneuve, Uncini, Lucchinelli, Capirossi, ma questi, guarda caso, hanno vinto poco ma hanno lasciato un bel ricordo di loro nell’immaginario collettivo per il loro carattere e per il loro modo di affrontare le competizioni.
A cavallo tra gli anni ’60 e ’70 l’Italia motociclistica si divideva tra chi tifava per Agostini e chi per Pasolini il quale, ancorchè non in possesso della stessa dotazione tecnica dell’avversario, usciva spesso sconfitto nei duelli diretti; la competizione tra i due arrivò ai limiti del parossismo tanto da ipotizzare una sfida a moto invertite.
Il caso di Valentino Rossi è un classico. Rossi ha uno strapotere mediatico mostruoso e non può non stare antipatico a chiunque altro corra nella sua stessa categoria o a chi parteggia per un suo avversario, perché porta via quasi tutto lo spazio su televisioni e giornali. Così, quando un tuo beniamino vince una gara e ti aspetti di vedere esaltata la sua prestazione sui giornali, ma vedi che invece viene spiegato per filo e per segno perché Rossi ha perso, è comprensibile che quel personaggio ti diventi antipatico. Non è colpa di Valentino e nemmeno dei media, è semplicemente così.
Poi ci sono delle altre componenti: a volte Valentino Rossi si è prodotto in sorpassi un po’ sopra alle righe, anche se non vietato dal regolamento. Ma nei sorpassi ci sono delle regole non scritte, che i piloti conoscono molto bene: quando tu passi qualcuno, costringendolo a rallentare per evitare il contatto, secondo me non è un sorpasso pulitissimo, anche se il regolamento ti dà ragione. Valentino, come tanti altri, è uno che sorpassa così, quando lo vuole fare a tutti i costi, anche se magari non ha la velocità per farlo.
In questo modo di affrontare le gare mi sembra che il suo degno erede sia proprio Marquez.
In definitiva certi comportamenti potranno anche essere criticabili ma a consuntivo si può affermare che la storia la scrive chi vince, gli altri si limitano a leggerla.
Forse Marquez già si appresta ad entrare nella categoria dei “vincenti ma antipatici”?