Qui troverete i nomi di grandi piloti (e grandi marchi) del passato cui la sfortuna impedì di arrivare a quei traguardi che il loro talento sicuramente gli avrebbe consentito.
Spesso, nelle discussioni tra appassionati, per commentare una gara o per fare confronti tra piloti e/o macchine, si ricorre alle “magiche” paroline “SE e MA”. Queste cosiddette “chiacchiere da bar” sono il sale della passione sportiva, anche se non possono cambiare il corso della storia ed alla fine ognuno rimane assolutamente della propria opinione.
E allora, allargando l’orizzonte delle discussioni basate sui “se ed i ma” e pur sapendo che con questi non si fa la storia, ho provato io stesso ad immaginare cosa sarebbe successo se …
Vi anticipo subito che non sono arrivato a nessuna conclusione, anzi alla fine non ci ho nemmeno provato; nonostante mi sia limitato ad elencare alcuni episodi del periodo cui sono più legato per ovvi motivi di età, quello compreso tra la fine degli anni ’50 e la metà degli anni ’70 che gli appassionati ricordano come i tempi del Continental Circus, risultava troppo complicato (e, se vogliamo dirla tutta, anche inutile).
Alla fine questa riflessione è diventata una occasione per elencare alcune pillole di storia.
Come vi ho già detto mi limiterò ad elencarvi i fatti lasciando alla vostra immaginazione “cosa sarebbe accaduto se” ….
– Gilera, Mondial e Moto Guzzi non avessero sottoscritto il patto di astensione alla fine della stagione 1957;
– a fine stagione 1967 la Honda, forse indispettita per la doppia sconfitta nella classe 500 ad opera della MV Agusta di Agostini o delle limitazioni imposte al frazionamento dei motori, non avesse deciso di ritirarsi imponendo anche al suo pilota, il grande Hailwood, un periodo sabbatico;
– la Benelli non avesse avuto quei problemi finanziari che indussero nel 1972 gli eredi Benelli a cedere l’azienda a De Tomaso, notoriamente contrario all’impegno nelle competizioni;
– nel 1976 la MV Agusta, constatata la superiorità delle 2 tempi, non avesse deciso di ritirarsi, nonostante avesse già realizzato il prototipo di un innovativo motore boxer 4 cilindri;
– non si fossero verificati quegli eventi luttuosi che ci privarono delle gesta di campioni come:
- Bill Ivy, GP Germania Est al Sachsenring 1969
- Santiago Herrero, Tourist Trophy 1970
- Angelo Bergamonti, Riccione 1971
- Gilberto Parlotti, Tourist Trophy 1972
- Kim Newcombe, Silverstone 1973
- Pasolini e Saarinen, GP delle Nazioni a Monza 1973.
Vi do solo un piccolo spunto di riflessione invitandovi ad immaginare come si sarebbe potuto sviluppare un mondiale potendo godere delle sfide tra questi grandi campioni scomparsi ed i loro contemporanei Agostini, Bonera, Findlay, Grassetti, Hailwood, Nieto, Pagani, Read, Toracca, Villa e i tanti “privati di lusso” del Continental Circus in sella a moto quali Aermacchi/HD, Benelli, Gilera, Honda, Jawa, Mondial, Moto Guzzi, MV Agusta, MZ, Ossa, Suzuki, Yamaha oltre le artigianali Konig, Linto e Paton e le prime Kawasaki H1R e le Ducati 500 bicilindriche.
E magari le carriere dei più giovani tra questi piloti si sarebbero potute incrociare con quelle degli “incombenti” Cecotto, Lucchinelli, Roberts, Rainey, Schwantz, Spencer, Uncini.
Ma dobbiamo ricordare tanti altri piloti caduti tragicamente prima di esprimersi al massimo del loro talento come Ray Amm, Gary Hocking, Otello Buscherini, Tommaso Piccirilli, Marco Simoncelli, Ramon Torras; oppure quelli che, pur avendo salva la vita, sono stati costretti al ritiro per le conseguenze di incidenti come Ricardo Tormo, John Hartle, Enzo Lazzarini, Tarquinio Provini, Wayne Rainey, Giuseppe Elementi (noto come Kociss); o ancora quelli che si son ritirati per motivi più o meno misteriosi o comunque personali (Manuel Poggiali, Armando “Ramon” Toracca, Stoner, Spencer) e quelli che hanno scelto altre strade (Hailwood, Surtees, Cecotto).
Altri, invece, più semplicemente non hanno trovato l’occasione della vita; un esempio per tutti Bob Mc Intyre.
E c’è chi, come Doohan, ha trovato il suo angelo salvatore (in questo caso il dottor Costa) senza il cui intervento quasi miracoloso non avrebbe mai conquistato i suoi 5 titoli mondiali.
Da non dimenticare Tony Gobert e John Kocinsky, entrambi “genio e sregolatezza” le cui carriere sono state pesantemente condizionate dagli eccessi (per usare un eufemismo) nel caso dell’australiano e dal tremendo carattere dell’americano.
Non riesco neanche ad immaginare l’incertezza degli esiti finali dei campionati, le battaglie in pista e non solo ….
Ed infine il quesito più intrigante e provocatorio: e SE VALENTINO avesse avuto a sua disposizione la GP15?