Quando, nel 1950, iniziò il Campionato del Mondo di Formula 1, il primo pilota ed il primo costruttore che si aggiudicarono il titolo erano italiani: il pilota era Nino Farina, la monoposto una Alfa Romeo 158 “Alfetta” (8 cilindri, 1500cc, sovralimentata con compressore volumetrico).
L’anno successivo il titolo se lo aggiudicò Juan Manuel Fangio con la Alfa Romeo 159, naturale evoluzione della 158.
Poi venne il biennio di Alberto Ascari: Campione del Mondo 1952/53 con la Ferrari 500 (4 cilindri, 2000cc aspirato). Dopo Ascari nessun pilota italiano si è mai più fregiato del titolo iridato.
Nel 1954 Fangio, in attesa che venissero pronte le Mercedes, disputò vittoriosamente i primi due Gran Premi con la Maserati 250F (6 cilindri, 2500cc aspirato).
Dopo il biennio 1954/55 appannaggio dell’abbinata Fangio/Mercedes arrivarono altri due titoli di Fangio con monoposto italiane: nel 1956 con la Lancia/Ferrari (8 cilindri a v, 2500cc aspirata; la Lancia, ritiratasi dalle competizioni aveva ceduto tutto il materiale alla Ferrari) e nel 1957 ancora con la Maserati 250F, una delle monoposto più longeve.
Nelle foto in basso vediamo, nell’ordine, Ascari (Ferrari 500); Fangio (Lancia Ferrari D50) e ancora Fangio (Maserati 250F).
Dopo di allora solo la Ferrari, tra i costruttori, ha primeggiato. L’ultimo titolo della casa di Maranello, che vanta il primato di essere l’unico marchio presente nel Mondiale dal suo inizio, risale al 2007 con Raikkonen.
Neanche il Gran Premio d’Italia è stato generoso con i piloti italiani; infatti dopo le iniziali tre vittorie consecutive di Farina (1950) e Ascari (1951/52) dovemmo aspettare il trionfo di Ludovico Scarfiotti del 1966, ma dopo di lui (e son passati 50 anni) nessun italiano si aggiudicherà il Gran Premio di casa.
La Ferrari è assente dal posto più alto del podio di Monza dal 2010, quando fu Alonso ad aggiudicarsi il Gran Premio.