Puntualmente, appena arriva un exploit di Rossi, si ricomincia a parlare di complotto o quantomeno di pneumatici “più uguali degli altri” (che in regime di monofornitura non sarebbe solo un comportamento antisportivo ma addirittura frode sportiva per non aver rispettato il regolamento nello spirito e nella lettera).
Potrei dilungarmi sul fatto che la stessa gomma può avere comportamenti diversi in funzione dello stile di guida, delle dimensioni e peso del pilota, della distribuzione dei pesi, del “carattere” del motore, del set-up meccanico, delle regolazioni elettroniche e dei valori climatici.
Ma vorrei invece analizzare gli aspetti “politici” della questione.
Sull’argomento vorrei ricordare che si è sempre parlato di Michelin misteriose del sabato. In realtà nessun mistero.
All’epoca non vigeva il regime del monogomma, la Michelin aveva sviluppato una tecnologia con cui era in grado di produrre gomme specifiche per le condizioni del Gran Premio, il sabato sera direttamente sul circuito e … le dava a quello che riteneva il miglior (o i migliori) pilota in grado di sfruttarne al massimo le caratteristiche.
Nelle competizioni motoristiche è sempre stato così, il miglior costruttore cerca sempre il miglior pilota, non solo per le gomme, ma per tutte le dotazioni tecniche.
L’esempio più recente è l’ingaggio di Lorenzo in Ducati, o di Vettel e ancor prima di Alonso e Schumacher in Ferrari. Tornando più indietro nel tempo, la Ferrari aveva un precontratto anche con Senna e precedentemente con Moss (per il quale Enzo Ferrari in persona si “piegò” a dare in gestione la monoposto ad una scuderia britannica pur di avere l’inglese alla sua corte).
Anche la MV ebbe piloti quali Surtees, Hailwood, Agostini e Read; lo stesso commendator Morini si accaparrò subito l’astro nascente Giacomo Agostini che poi gli fu appunto scippato dal Conte Agusta.
Enzo Ferrari, Alfonso Morini, Domenico Agusta, tre costruttori che avrebbero dato l’anima al diavolo per dimostrare che le vittorie erano dovute al mezzo meccanico, ma sapevano che non potevano sottrarsi dall’affidare le proprie “creature” ai migliori interpreti della loro pregiata tecnologia.
Insomma chi affiderebbe il proprio miglior prodotto ad un pilota non in grado di sfruttarlo?
La motivazione prevalente della teoria del complotto è che a Rossi viene riconosciuto un importante impatto mediatico utile a tutto il circo del motomondiale e pertanto è interesse di tutti “rigenerarlo” di tanto in tanto.
Diversamente da tanti “che sanno”, io non posso vantare conoscenze nell’ambito del motociclismo internazionale da competizione e quindi non sono in grado di controbattere queste teorie però concedetemi l’ingenuità delle domande:
– e perchè non già dal 2013 o dal 2014?
– e perchè avrebbero permesso a Lorenzo di vincere nel 2015?
– e non avrebbe fatto forse più clamore farlo vincere in sella alla Ducati?
Immaginate il clamore mediatico di Rossi e la Ducati (pilota italiano su moto italiana) alla conquista dell’iride? E ci avrebbe guadagnato anche la Ducati dimostrando che i meriti non erano tutti di quel “presunto” fenomeno che era Stoner.
– a questi giochetti che avvantaggiano Rossi e in subordine la Yamaha, ci stanno tutti, dalla Honda alla Ducati (Audi e Philip Morris) alla Suzuki, alla Aprilia, alla KTM?
E ancora vorrei capire, se questi imbrogli (perchè di tali si tratterebbe) servirebbero a richiamare i tifosi di Rossi, degli altri, “quelli che sanno” e si sentono presi in giro, che ne facciamo?
Perché dovrebbero continuare a seguire il motomondiale spendendo soldi in giro per i circuiti del mondo o pagando il canone SKY?
Insomma dobbiamo veramente credere che il motomondiale è sceso ai livelli del wrestling?
Devo ammettere che qualche dubbio me lo fanno venire FIM, DORNA e Michelin (e lo stesso Rossi) che fino ad oggi non hanno chiamato nessuno in giudizio con l’accusa di diffamazione.
Forse la loro strategia è quella di far passare i sostenitori della teoria del complotto come dei pazzi farneticanti?
Per concludere direi che oggi, con l’avvicendamento tra Bridgestone e Michelin, non è improbabile che la casa francese, ancora alle prese con un continuo sviluppo e perciò senza avere ancora consolidato uno standard qualitativo, possa produrre gomme fallate o quantomeno con caratteristiche non perfettamente identiche come invece vorrebbe il regolamento.