Dopo i due modelli precedenti provati nel corso del 2015 abbiamo con piacere messo mano allo Sport Activity Coupè (così come lo definisce Mini) andando a scoprire quanto dell’identità del marchio si può sposare bene con le moderne richieste di spazio e prestazioni in ambito di “urban crossover/SUV” dove le dimensioni di un corpo vettura crescono e con esse anche i requisiti tecnici.
Sicuramente un settore non facile dove i colossi giapponesi ed europei hanno già da tempo conquistato fette di mercato, i primi con modelli dall’ottimo rapporto qualità/prezzo senza rinunciare ad un design moderno senza essere di tendenza, i secondi con prezzi di accesso più alti ma forti della tradizione costruttiva e della qualità percepita (che vale soprattutto per i marchi tedeschi).
Mini Paceman vuole essere una scelta quasi controcorrente proponendo il conosciuto e apprezzato stile compatto Mini inserito in un settore moderno dell’automotive che non fa parte del DNA della storia di Mini.
Scheda Tecnica:
- Cilindrata 1,995 cc
- Alimentazione a Gasolio
- Cambio automatico/semiautomatico a 6 rapporti
- Numero cilindri e disposizione 4 in linea (4 valvole per cilindro)
- Trazione integrale permanente
- Potenza 105 kW (143 cv) a 4.000 giri (Euro 5)
- Coppia 305 Nm a 1.750-2.700 giri
- Velocità massima 202 km/h
- Accelerazione da 0-100 km/h in 9,2 secondi
- Consumo medio: 4,9 l / 100 km (dichiarato)
- Lunghezza 411 cm, larghezza 178 cm, altezza 151 cm
- Capacità bagagliaio 330 litri (espandibili a 1.080)
- Massa 1.395 kg (a vuoto)
Test Drive Tour:
Abbiamo approfittato dello stile unico della Paceman per visitare il Borgo di Vigoleno ed il suo Castello, fondati circa nel 1141. Durante il tragitto, i paesaggi stupendi dell’Emilia Romagna hanno reso ancora più piacevoli i chilometri percorsi a bordo della nuova Mini. Tornati in città, Milano ha fatto da sfondo per il test-drive per un utilizzo combinato e quotidiano.
ESTERNI:
Il primo impatto visivo regala una Mini muscolosa e cresciuta in altezza, quasi extra-large rispetto alla versioni normali.
Stile inconfondibile che si distingue per scelte stilistiche moderne che non rinnegano il passato del marchio ma anzi lo valorizzano in questa veste “muscolosa”.
All’atto pratico é una Countryman con due porte in meno, votata alla sportività e con la parte posteriore del corpo vettura che va ad abbassarsi per divenire quasi una vettura dal taglio coupè.
In pieno stile Mini la possibilità di personalizzare l’aspetto esterno potendo scegliere combinazioni di colori e stili tra carrozzeria, tetto e specchietti retrovisori.
Così come per i particolari che in questo allestimento “Cooper” richiamo una ricerca ancora maggiore di sportività e funzionalità con la presenza diffusa di particolari in alluminio o profili cromati con finitura lucida.
Vale per le prese d’aria anteriori dei freni nella parte bassa del paraurti anteriore, per il profilo della mascherina del cofano, per la fascia di congiunzione tra fiancata e montanti del parabrezza o anche solo per il battitacco delle portiere, per finire poi con il doppio scarico cromato sdoppiato al posteriore.
INTERNI:
Lo stile della casa rimane unico e inconfondibile anche su Paceman.
La personalizzazione è come sempre ai massimi livelli potendo contare su un catalogo di accessori e di combinazioni forse unico nel suo genere. Potrete quindi sbizzarrirvi nella scelta di funzioni e optional, così come nell’abbinamento di colori e trame tra plastiche e tessuti per plancia, sedili e rivestimenti delle portiere.
Una volta seduti ci si sente all’interno di uno stile che affonda le radici negli anni ’60 modernizzato a dovere. Molti comandi sono facilmente accessibili e ben disposti tra volante, plancia e tunnel. Plastiche di discreta qualità anche se non a livello di quanto visto su Mini 3 e 5 porte. Dettaglio dovuto alla natura più sportiva di Paceman.
Ci si siede comodi anche se si è di statura medio-alta, i comandi al volante aiutano a non distrarsi dalla guida per ascoltare musica o anche solo rispondere ad una chiamata con la possibilità di sfruttare anche il riconoscimento vocale per “parlare” a Mini usando delle frasi pre-determinate.
Ci sono però dei particolari che si scostano da quanto avevamo visto su Mini 3 e 5 porte, come ad esempio il tachimetro posto al centro della plancia.
Storicamente posizionato così nelle Mini degli anni ’60, è rimasto tale per quelle di prima e seconda generazione dopo l’acquisizione da parte di BMW, dalla terza in poi ha finalmente trovato posto davanti al guidatore, ben visibile appena oltre il volante e comodo per un veloce colpo d’occhio durante la guida, ben indicato da una classica lancetta. Dove di solito ci si aspetta di trovarlo per una guida sicura e con la velocità sempre sotto controllo.
Su Paceman è tornato al centro plancia a contornare il display LCD contenente le funzioni di infotainment. Non immediato da leggere, con un indicatore che scorre lungo il perimetro ad indicare la velocità, trova un “gemello” digitale all’interno del contagiri appena oltre il volante in un piccola finestrella creata appositamente, non leggibile con così grande facilità in tutte le condizioni di luce.
Ci sembra una soluzione posticcia e inutilmente duplicata che si discosta dalla soluzione più ovvia e sicura: ben leggibile davanti a noi e a filo parabrezza come nelle Mini precedentemente provate.
Resto della plancia realizzato fortunatamente in maniera meno estrema e votata allo stile con lettore cd/mp3 con duplicati alcuni comandi che già troviamo sul volante, climatizzatore automatico (peccato per alcuni tasti molto piccoli), vani portaoggetti/bibite, presa accendisigari 12V, leva del cambio auto-semiautomatico e appena dietro la leva del freno a mano che nasconde un po’ gli ingressi USB e AUX da 3,5 mm.
Per il resto apprezzerete sicuramente l’avere a portata di mano (destra) il comando centrale di controllo di tutte le funzioni di infotainment posto tra leva del cambio e bracciolo portaoggetti. Un po’ piccolo rispetto alla ghiera-joypad visto sulle altre Mini essendo una sorta di mini-joystick, però permette di controllare tutte le funzioni tra rotazioni, click e spostamenti lungo i quattro assi.
Spazio a bordo abbondante per i due occupanti dei sedili anteriori. Per i passeggeri posteriori due poltrone con stile definito “lounge” che mette a disposizione un piccolo vano con due portabibite, un piccolo portaoggetti e una presa 12V. I più alti saranno un po’ sacrificati con gambe e testa.
I posti totali si fermano quindi a quattro omologati.
BAGAGLIAIO:
Non particolarmente capiente ma abbastanza profondo da permettere un viaggio per due persone con due trolley e un borsone al seguito.
Non basso e accessibile come su un’utilitaria il piano di carico ma è lo scotto da pagare viste le forme “muscolose” di linea di cintura e paraurti posteriore.
MOTORE:
Punto di forza del modello in prova considerando anche la massa superiore che va a spostare rispetto ai modelli stradali tradizionali.
Corposo di coppia, come tutti i turbodiesel vince su questo aspetto rispetto alla potenza pura e al brio dei benzina.
Abbinato al cambio auto-semiautomatico (sequenziale con la leva o con bilancieri dietro al volante) si sposa bene con i 6 rapporti disponibili.
Per i più smaliziati è presente anche la funzione “sport” per recuperare tutta la potenza disponibile.
Sui consumi provati su strada siamo distanti da quanto dichiarato dalla casa: per quanto starete leggeri sul pedale dell’acceleratore non andrete oltre i 15 Km con un litro di carburante. Nella media dei SUV, urban-SUV o urban-crossover moderni.
Distante da quanto dichiarato dalla casa che con i 4,6 l/100 km afferma una percorrenza media di 21 km/l che abbiamo raggiunto solo a velocità costante sotto ai 100 km/h.
Sicuramente, vale per tutte le case, il metodo di misurazione secondo le norme del mondo automotive.
ALLA GUIDA:
Il go-kart feeling tipico del marchio non si è perso nemmeno in questa versione. Quindi reazioni molto immediate e sincere nei cambi di direzione.
Leggermente più alto l’effetto di coricamente laterale in curva ma è normale vista l’altezza maggiore del corpo vettura e quindi del baricentro.
Un po’ rumorosa a velocità autostradale e su strade accidentate o con dossi artificiali o pavet, si fa invece apprezzare a velocità media di percorrenza regalando un comfort piacevole.
La trazione integrale è gestita elettronicamente in maniera completamente automatica, per cui ci si mette alla guida sicuri di avere sempre quattro ruote motrici pronte a mordere l’asfalto evitando spiacevoli sorprese di slittamenti o di sbilanciamenti tra anteriore e posteriore in fase di curvatura nel corso di frenate e/o decelerazioni.
Si avverte quindi un senso di sicurezza superiore rispetto ad una Mini due ruote motrici. Ottima l’impronta a terra grazie alla gommatura “all-season” 225/45.
Un po’ al di sotto della media la visibilità data la forma del corpo vettura, in linea con quanto si trova comunque in tutta la gamma della casa.
CI PIACE:
– Lo Stile ed il Design
– La personalizzazione
– Lo spazio a bordo
NON CI PIACE:
– Rapporto qualità/prezzo
– Un po’ di rumorosità
– Poca visibilità dall’abitacolo
IN CONCLUSIONE:
Se siete amanti del marchio sicuramente apprezzerete anche questa declinazione di Mini. Troverete e ritroverete tutti gli ingredienti che hanno reso celebre questa casa pur non snaturati in una veste che é più figlia del mercato moderno che non della tradizione storica del marchio.
Andrete però a mettere mano pesantemente al libretto degli assegni: dal listino intorno ai 31.000€ si sale tranquillamente oltre i 36.000€ per avere computer di bordo, sensori di parcheggio posteriori (senza telecamera), cerchi in lega da 18 pollici, predisposizione per telefono tramite bluetooth e navigatore satellitare.
Però chi sceglie Mini lo fa senza scendere a compromessi: la possibilità di personalizzazione é praticamente illimitata, lo stile unico e non si passa inosservati.
– Test driver: Marco Lazzari
– Fotografia: Marco Fossa e Marco Lazzari
– Prova: Mini Paceman Cooper SD
– Collaborazione: Mini/BMW Italia