Anche se i risultati agonistici degli ultimi anni non sono all’altezza della loro fama di costruttori votati alle competizioni motoristiche di alto livello, in entrambi i casi i risultati commerciali confermano il forte appeal di questi gioielli a motore che vengono costruiti da circa 70 anni in Emilia.
La Ferrari si è infatti insediata sin dal 1947 a Maranello in provincia di Modena mentre le Ducati vennero prodotte, a partire dal 1946, nel quartiere periferico di Borgo Panigale a Bologna. I due siti sono diventati famosi nel mondo, proprio per aver ospitato questi due prestigiosi costruttori.
In entrambi i casi si può parlare di una vera e propria fede che porta tanti motociclisti a “rifiutarsi” di cavalcare qualunque altra moto che non sia prodotta a Bologna e tanti appassionati di auto ad alte prestazioni a snobbare altre prestigiose vetture sol perché non prodotte a Maranello.
Sicuramente l’originalità derivante da scelte tecniche fuori dai canoni ha avuto la sua parte: nel caso della Ferrari ricordiamo che per un lungo periodo ha prodotto esclusivamente motori a 12 cilindri partendo dalla 125S, una modesta 1500cc, mentre per la Ducati, tra le tante particolarità tecniche che la contraddistinguono (coppie coniche, il bicilindrico ad L, la frizione a secco, il telaio a traliccio) la distribuzione desmodromica costituisce un vero e proprio vanto per la casa di Borgo Panigale.
Ma forse, più di ogni altra caratteristica tecnica, quello che più accomuna le due emiliane è lo spirito che emana dalle loro creazioni, spirito che deriva dalla forte connotazione sportiva dovuta ad una impostazione progettuale originale.
Non vi è dubbio che quel “volpone” di Enzo Ferrari abbia pensato alla produzione di un 12 cilindri per una questione di immagine, per distinguersi dalla concorrenza, in particolare dai cugini della Maserati; in realtà un tale frazionamento rispondeva alla esigenza di realizzare vetture da competizione e da strada partendo da una base comune ottenendo il vantaggio di realizzare economie di scala e contemporaneamente di caratterizzare tecnicamente questo nuovo marchio che si presentava sul mercato delle vetture di elevate prestazioni.
Analogamente la Ducati, dopo un primo periodo dedicato alle moto “popolari” (il motore ausiliario Cucciolo, alcune motoleggere da esso derivate seguite da una serie di aste e bilancieri) a partire dalle gloriose GS 100/125 le Ducati vengono “pensate” da Fabio taglioni come moto da competizione convertite poi all’uso stradale, esattamente l’opposto della prassi seguita dagli altri costruttori.
Questo approccio dona a queste strabilianti creazioni una personalità ed un fascino particolari, forse inspiegabili, che le distingue da tutte le altre, anche quelle più sportive.
Forse non è casuale se la casa di Borgo Panigale viene spesso citata come la ROSSA A DUE RUOTE, per un non irriverente parallelo con la rossa a 4 ruote di Maranello.