Quando, nel 1964, fu presentata la esclusiva 500 Superfast mossa da un poderoso 12 cilindri da 5000cc, Enzo Ferrari nel descriverla parlava di un motore con “pistoni grossi come fiaschi di vino” enfatizzandone la cilindrata in quanto fino ad allora la vettura di produzione di maggior cilindrata della casa di Maranello era stata la 330 GT di 4 litri di cilindrata.
Già in quegli anni si parlava di una gamma Ferrari entry level che si differenziasse per cilindrata ridotta e frazionamento diverso dal classico 12 cilindri.
Si partì da un 4 cilindri in linea da 1000cc; ebbene oggi la “piccola” Ferrari è la 488 mossa da un 8 cilindri da 4000cc.
Inizialmente fu l’ASA 1000, 1032cc per l’esattezza, voluta da Enzo Ferrari agli inizi degli anni ’60 per essere presente nell’allora fiorente mercato delle auto sportive di piccola cilindrata spesso derivate da una base FIAT, Abarth e Giannini in particolare.
Il motore 4 cilindri appariva chiaramente come un 1/3 del 12 cilindri Ferrari da 3 litri (inizialmente era nato addirittura con una cilindrata di 854cc). Ferrari però non volle che il suo marchio apparisse su una vettura così diversa dagli standard del Cavallino Rampante e pertanto la produzione venne affidata ad Oronzio De Nora, un industriale milanese del comparto elettrochimico.
Venne perciò costituita la società ASA (Autocostruzioni Società per Azioni) con sede a Lambrate dove venivano assemblate le vetture con telai e motori provenienti da Maranello e carrozzerie fornite da Bertone. Il design della vettura era opera di un giovane Giorgetto Giugiaro. Nonostante l’assenza di qualsiasi riferimento alla Ferrari per il pubblico degli appassionati era nota come la “Ferrarina”.
Nel 1965, da un accordo tra la Ferrari e la FIAT finalizzato all’omologazione di un motore per la Formula 2, nasceva il marchio automobilistico DINO (dal nome dello sfortunato figlio di Ferrari che, peraltro, era stato l’ispiratore del motore 6V a 65°) che sfociava nella produzione di un coupé ed uno spider a motore anteriore e trazione posteriore per la FIAT e di una berlinetta a motore posteriore/centrale trasversale, la prima Ferrari stradale con questo lay-out.
Le vetture avevano in comune il motore di 2000cc. Anche in questo caso Ferrari non volle che apparisse il marchio del Cavallino Rampante. In seguito la cilindrata fu portata a 2400cc.
Come trait-d’union tra le piccole Ferrari orfane del simbolo del Cavallino e la produzione a marchio Ferrari, nel 1974 viene presentata la Dino 308 GT4 carrozzata Bertone; questa vettura è una vera pietra miliare nella storia della Ferrari per essere la prima vettura di serie prodotta dalla casa di Maranello ad adottare lo schema V8 a motore posteriore centrale.
In seguito alla crisi energetica dei primi anni ’70, nel 1975 il governo italiano introdusse un aggravio fiscale per le vetture dotate di motori superiori ai 2000cc. La Ferrari decise quindi di mettere in produzione Dino 208 GT4 mossa dallo stesso V8 con cilindrata ridotta a 1991cc, esteriormente differente solo in pochi dettagli dalla 3 litri.
Nel 1975, al Salone dell’automobile di Parigi, viene presentata la 308 GTB, seguita anche essa da una versione ridotta a 2000cc, come versione sportiva della poco amata Dino 308 GT4 ed in sostituzione della DINO 246.
Scompare così la denominazione DINO dalle “piccole” Ferrari e inizia la dinastia delle 8 cilindri a motore posteriore la cui cilindrata salirà dagli iniziali 2000/3000cc fino ad arrivare agli attuali 4000cc della 488 (488 x 8 = 3904cc), passando per una serie di modelli prestigiosi quali la 288GTO, la F40, la 328, la Mondial 4 posti, la 348, la 355, la 360 Modena, la F430, la California (questa però a motore anteriore), la 458 Italia.
A “corredo” di questa storia ricordiamo che il motore della Dino fu fornito anche alla Lancia per la mitica Stratos (1973), la dominatrice dei rallies; la Lancia “beneficiò” anche del motore 8 cilindri, opportunamente adattato, sia per la berlina Thema 8.32 (1986) che per la LC2 Gruppo C del 1983.
Infine voglio ricordare una vettura purtroppo mai uscita dallo stadio di prototipo, la Innocenti 186 GT del 1963 disegnata da Giugiaro su cui era installato un 6 cilindri a V di 60° di 1788 cc. che trova origine dal sezionamento trasversale di un 12 cilindri V60° Ferrari 250 e non dal motore Dino V6 65°, come qualcuno ha erroneamente detto.