La paternità, peraltro involontaria, della sigla “GTO” va attribuita al testo di un sintetico telegramma (“250 Gran Turismo Omologata”) inviato ad un Enzo Ferrari in trepida attesa da un suo emissario che stazionava a Parigi presso la Federazione Sportiva per comunicargli nel più breve tempo possibile la “sentenza” di omologazione di questo nuovo modello nella categoria Gran Turismo, una categoria di primissimo piano nel Mondiale Marche di quegli anni.
Il regolamento prevedeva la costruzione di un minimo di 100 esemplari di uno specifico modello per concederne l’omologazione nella categoria Gran Turismo.
In effetti l’omologazione non era un fatto scontato perché la Ferrari, sfruttando tutte le pieghe del regolamento, tentava di far passare la nuova vettura come una semplice evoluzione della 250 GT Berlinetta SWB (Short Wheel Base) di normale produzione che già aveva superato il numero di esemplari richiesto dal regolamento.
In realtà la 250 GTO si differenziava molto dal modello di origine; il motore, un Testa Rossa 12 cilindri 3000cc a carter secco, venne arretrato verso l’abitacolo per accentrare maggiormente le masse; modifiche furono apportate anche al ponte posteriore.
La carrozzeria era del tutto originale, tranne il parabrezza. “Avrebbe dovuto essere più inclinato” rivelò in seguito il carrozziere Scaglietti “ma fummo costretti ad alzarlo e ad arretrarlo di 6-7 centimetri per rispettare il regolamento che lo voleva uguale a quello della 250 GT Berlinetta”.
Sue storiche e più acerrime avversarie furono l’Aston Martin, la Jaguar e la Shelby Cobra, tutte regolarmente battute come testimoniano i tre campionati del mondo vinti nel triennio 1962, 1963, 1964.
La leggenda della GTO inizia il giorno stesso del suo debutto, il 24 marzo del 1962, quando, guidata dalla coppia Hill/Gendenbien, conclude la 12 ore di Sebring al secondo posto assoluto, prima tra le GT.
Successivamente la sigla GTO (che probabilmente Ferrari non si preoccupò mai di registrare) sarà utilizzata anche da altri costruttori per sottolineare il temperamento sportivo di alcuni loro modelli.
Nel 1964 la carrozzeria della GTO venne modificata da Pininfarina che, per la linea del tettuccio, si ispirò alle Ferrari sport/prototipo dell’epoca (275/330P), linea che successivamente verrà adottata anche per la 250 LM a motore posteriore-centrale. Ferrari cercherà di far passare anche la LM come una evoluzione della GTO (pur avendo addirittura cambiato la disposizione del motore!) ma questa volta non gliela faranno passare. E questo potrà essere argomento di un prossimo “amarcord”.
In totale ne furono prodotti 36 esemplari con motore da 3 litri più altre tre con un 4000cc, perciò impropriamente chiamate 330 GTO.