Finalmente un Gran Premio che ci regala un po’ di pathos per una gara combattuta dall’inizio alla fine; merito di Ricciardo che, complici anche due interventi della Safety Car, non ha concesso respiro a Vettel. Il tedesco, d’altro canto, è stato praticamente perfetto nella gestione della gara non innervosendosi neanche per l’ingresso ripetuto della Safety Car che ogni volta gli ha azzerato il vantaggio che si era meritatamente costruito.
Un Gran Premio che per la Ferrari era iniziato bene già dal sabato con la prima pole conquistata da Vettel alla guida della Ferrari.
L’ultima pole del Cavallino risaliva a 3 anni fa quando fu Alonso a conquistarla al Gran Premio di Germania del 2012; lo stesso Vettel non partiva dalla pole dal Brasile nel 2013.
Con questa vittoria Sebastian Vettel diventa il terzo pilota più vincente di sempre con 42 successi in Formula 1 e scavalca in questa speciale graduatoria il mitico Ayrton Senna.
E per finire con le statistiche dobbiamo riscontrare che la Mercedes, fermata a quota 23 pole consecutive, non riesce ad eguagliare la Williams che nei primi anni ’90 ne fece 24.
E’ curioso osservare che Vettel sembra ripetere la prima stagione di Schumacher in Ferrari quando, nel 1996, Michael arrivò terzo in campionato con 3 vittorie: da un tedesco ad un altro dopo 20 anni, che sia di buon auspicio?
Ma ricordiamo gli episodi salienti della gara.
Dopo le prove complicate, le difficoltà in casa Mercedes continuano e già prima dello start entrambe le vetture accusano problemi elettronici.
Sebastian Vettel è stato praticamente perfetto: dopo una partenza fulminea ha rifilato tre secondi nel primo giro a Ricciardo e poi ha controllato con lucidità tenendo a distanza l’avversario pur con un occhio alla gestione delle gomme e ripristinando le distanze ad ogni restart dopo le due uscite della Safety Car.
Il tedesco si è fatto mancare solo il giro più veloce che è andato a Daniel Ricciardo; l’australiano, anche lui perfetto, è stato l’ombra di Vettel per tutto il Gran Premio sperando di indurlo all’errore.
Nella sua azione è stato ben supportato da una Red Bull che, su una pista nella quale il motore conta relativamente, ha mostrato tutte le qualità del suo telaio e dell’aerodinamica: a Maranello dovrebbero farci un pensierino prima di decidere la fornitura della propria Power Unit alla Red Bull.
Il podio è stato completato da Kimi Raikkonen; era dal Gran premio di Spagna del 2013 che la Ferrari non metteva due monoposto sul podio!
La Mercedes chiude un Gran Premio difficile con il quarto posto di Nico Rosberg che si porta a 41 punti da Hamilton; deve però guardarsi le spalle da Vettel che è a soli 8 punti da lui.
In gara sono riemersi i problemi elettronici alla Mercedes di Hamilton che è stato costretto al ritiro, circostanza che lo accomuna ad altri due ritiri eccellenti, quelli di Alonso e Button; insomma l’ennesima brutta figura del binomio McLaren/Honda.
Da rimarcare ancora una volta la prova di Verstappen: il 17enne olandese ha avuto problemi al via ed è stato autore di una rimonta entusiasmante, pur facilitata dalle due Safety Car. A due giri dalla fine il suo box lo ha inspiegabilmente invitato per ben due volte a cedere il passo a Carlos Sainz beccandosi in risposta un secco rifiuto in mondovisione. L’episodio avrà qualche strascico? Personalmente, per amore dello sport, mi auguro di no.
Infine ecco l’ordine d’arrivo:
- Vettel (Ferrari)
- Ricciardo (Red Bull)
- Raikkonen (Ferrari)
- Rosberg (Mercedes)
- Bottas (Williams)
- Kvyat (Red Bull)
- Perez (Force India)
- Verstappen (Toro Rosso)
- Sainz (Toro Rosso)
- Nasr (Sauber)
e arrivederci a domenica prossima, 27 settembre, per il Gran Premio del Giappone.