La Thema era una grossa berlina a 3 volumi che nella gamma Lancia sostituiva la Gamma nel ruolo di ammiraglia e fu poi a sua volta sostituita dalla K. Rientrava nell’ambito del progetto TIPO 4 che prevedeva la realizzazione di 4 vetture di marchi diversi basate sullo stesso pianale. Le altre vetture del progetto TIPO 4 erano l’Alfa Romeo 164, la FIAT Croma e la Saab 9000.
Nel maggio 1986 ne venne presentata la versione 8.32, denominazione che indicava il numero dei cilindri, 8, e delle valvole, 32.
Il pezzo forte di questa ammiraglia era il poderoso 8 cilindri derivato da quello delle Ferrari 308 e Mondial Quattrovalvole che la rendeva l’auto a trazione anteriore più potente del mondo e che la collocava ai vertici tra le ammiraglie più prestigiose; la scritta “Lancia by Ferrari” impressa sul polmone di aspirazione ne indicava esplicitamente l’origine. Per questa sua peculiarità fu subito battezzata ufficiosamente dalla stampa come Thema-Ferrari.
Il potente propulsore dovette subire alcune modifiche per adattarlo alla insolita disposizione anteriore-trasversale ma anche per renderlo meno estremo nella erogazione vista la destinazione d’uso ben diversa da quella delle berlinette Ferrari. Non potendo perciò essere prodotto sulle linee della Ferrari ne venne affidata la produzione alla Ducati, con la quale la Ferrari ha sempre intrattenuto buoni rapporti di collaborazione, probabilmente retaggio della stima reciproca tra Ferrari e Taglioni e anche per la ben nota passione motociclistica di Piero Ferrari.
Il motore era un 8 cilindri a V di 90°, 2927 cc (81x71mm), rapporto di compressione 10,5:1, per una potenza massima di 215 CV a 6750 giri/min ed una coppia massima di ben 29 kgm a 4500 giri minuto. Distribuzione a quattro alberi a camme in testa, quattro valvole per cilindro. Accensione elettronica ad anticipo statico Marelli Microplex, alimentazione ad iniezione meccanica Bosch a controllo elettronico del tipo KE3-Jetronic appositamente studiata per questo propulsore.
La modifica più significativa fu la realizzazione di un albero a gomiti con manovelle a 90° (albero a croce) invece dei 180° (albero piatto) dell’originario Ferrari. In tal modo si creava una sequenza di scoppi che rendeva il funzionamento del propulsore più fluido, domando così il carattere nervoso tipico dei motori sportivi.
Ad una berlina di tale prestigio veniva richiesto uno standard di qualità elevatissimo perciò per i collaudi finali furono scelti tester d’eccezione; alcuni esemplari di pre-serie furono infatti consegnati ai vertici del Gruppo torinese: al vice presidente Fiat Umberto Agnelli, al direttore generale di Fiat Auto Cesare Romiti e all’amministratore delegato di Fiat Auto Vittorio Ghidella.
La caratterizzazione estetica più appariscente era costituita dall’alettone posteriore retraibile. Sul pannello posteriore vi era una targhetta identificativa con il logo “8.32” su sfondo giallo con il tricolore sul margine laterale, che aveva un chiaro richiamo cromatico allo stemma Ferrari. Sul frontale spiccava la griglia a scacchi di alluminio satinato adornata dalla gialla targhetta con il logo “8.32”. Bellissimi i cerchi in lega da 15 pollici dal disegno a stella, anche questi ammiccanti ai cerchi delle berlinette di Maranello.
Gli interni erano sfarzosi, rivestiti interamente di radica e selleria in pelle Poltrona Frau e/o Alcantara; la strumentazione rispecchiava i canoni sportivi dell’epoca; i sedili anteriori e posteriori erano a regolazione elettrica; nella seconda serie gli appoggiatesta posteriori erano a comando elettrico; a richiesta veniva fornito il telefono nel bracciolo del sedile guidatore.
Le sospensioni erano elettroniche con taratura automatica o selezionabile dal conducente; l’alettone posteriore era a scomparsa e veniva ritratto nel cofano posteriore con un comando posto sulla leva tergicristalli.
I colori disponibili erano il rosso winner metallizzato, nero metallizzato, grigio quartz metallizzato (raro), blu blizzard metallizzato e verde reflex metallizzato.
La carrozzeria aveva un caratteristico bordino bicolore lungo le fiancate ed il bordo del baule: giallo/rosso in abbinamento al rosso winner, giallo/blu in abbinamento al blu blizzard, giallo/verde in abbinamento al verde reflex, giallo/nero in abbinamento al grigio e giallo/grigio chiaro in abbinamento al nero.
Con questo modello la Lancia si poneva in concorrenza con vetture come la BMW M5 e le Mercedes 500E e 190E 2.3 16V dalle quali però si differenziava per una maggiore cura dei dettagli, specie negli interni.
Ne vennero prodotte due serie per complessivi 3.520 esemplari (2370 della prima serie e 1150 della seconda); 64 di queste furono prodotte in serie speciale (32 per la prima serie ed altrettante per la seconda) di color Rosso Ferrari con una targhetta in alluminio che riportava la numerazione progressiva posta sullo sportellino del posacenere.
Ne fu realizzato anche un esemplare unico in versione Station Wagon destinato all’Avvocato Agnelli, di colore argento Nürburgring e interni in pelle blu.
Per far rientrare le emissioni del V8 Ferrari nei nuovi rigidi canoni anti inquinamento fu prodotta anche una versione catalizzata, affetta però da un’erogazione della potenza leggermente meno entusiasmante a causa della diminuzione del numero di cavalli da 215 a 205 e da un sound meno coinvolgente.
La differenza principale tra la prima e la seconda serie a livello estetico era costituita dai proiettori anteriori e dalla disposizione delle targhette identificative.
La messa in produzione della Thema Turbo 16v, che erogava una potenza molto simile ma con costi di gestione più accettabili, decretò di fatto la fine della 8.32; nel 1991 furono prodotti gli ultimi esemplari.
La 8.32, con i suoi 215 CV toccava i 240 km/h con un consumo medio di 11,7 litri per 100 Km.
Il prezzo era elevatissimo, come le prestazioni: 63.098.000 di lire, il doppio della Thema 2.0 16v.