Innanzitutto rispondiamo ad una domanda spesso ricorrente, sgombrando così il campo dal primo grande dubbio in materia: tutti i motori a cilindri contrapposti sono “boxer”? La risposta è no, anche se spesso, nel linguaggio comune, vengono chiamati boxer tutti i motori a cilindri contrapposti.
E’ opportuno perciò raggruppare questa tipologia di motori nell’unica grande famiglia dei motori a “cilindri contrapposti” o “piatti” (o flat, all’inglese, se preferite) che a sua volta si ramifica in due sottogruppi: motori boxer e motori a V180° (o V piatta).
In entrambi i sottogruppi il lay-out di questi motori appare simile mostrandoci i due blocchi di cilindri disposti a 180°; la differenza è all’interno del motore, nell’imbiellaggio.
Infatti in un motore boxer propriamente detto l’albero motore ha una manovella per ogni singola biella e le manovelle sono disposte a 180° tra loro. Il più tipico rappresentante di questa tipologia è il bicilindrico BMW (foto di copertina), ma anche Alfa Romeo, Porsche e Subaru hanno realizzato eccellenti motori con questa configurazione.
Invece nei motori a V di 180° ogni manovella è collegata a due bielle, come in tutti i motori a V; un esempio classico è il motore Ferrari 312B del 1970.
Dall’esterno è difficile distinguerli se però li si osserva dall’alto il boxer mostra i cilindri marcatamente disassati, specialmente se tra le due manovelle è inserito un supporto di banco.
Il vantaggio principale dato dal motore boxer è il naturale bilanciamento, in quanto si annullano reciprocamente le forze generate dal moto di ogni coppia di pistoni che si muovono contemporaneamente verso il PMS o verso PMI. Nel caso di motore a cilindri contrapposti, avendo i pistoni che si muovono entrambi nella stessa direzione (essendo vincolati alla stessa manovella), si hanno invece delle forti vibrazioni.
Di conseguenza i motori Boxer non richiedono l’adozione di contralberi di bilanciamento o di altri dispositivi aventi la stessa funzione.
In entrambi i casi, grazie alla configurazione piatta, si ottiene un baricentro molto più basso rispetto ai motori in linea o a V.
In contrapposizione a questo vantaggio abbiamo un maggiore ingombro trasversale ed una maggiore complessità tecnica di realizzazione rispetto ad un motore in linea; infatti il blocco motore ha 2 bancate e 2 testate: questo comporta la duplicazione degli organi della distribuzione (cinghia o catena e alberi a camme con relative pulegge), d’altronde come tutti i motori a V.
MOTORI A SOGLIOLA
Categoria assolutamente differente è quella dei motori a sogliola che in effetti sono semplicemente dei normali motori in linea coricati su un fianco, cioè ruotati di 90° rispetto alla verticale.
I vantaggi principali che si possono riscontrare in questa configurazione sono un baricentro ribassato nel caso di una moto, o il migliore sfruttamento dello spazio nel caso di una automobile.
Due esempi classici di questa categoria di motori sono il bicilindrico della FIAT 500 giardiniera del 1960 ed i motori BMW serie K a 3 e 4 cilindri del 1983.