Con la presentazione del nuovo Scrambler la Ducati ha risvegliato in tanti appassionati la voglia di entrare (o di rientrare) in possesso di quello che è stato uno dei simboli degli anni ‘70.
Perciò, se avete pensato di acquistare uno Scrambler d’epoca, vorrei darvi alcuni semplici consigli per una prima verifica di autenticità prima di sottoporre la moto all’esame di un tecnico esperto.
INDIVIDUIAMO I FALSI
Prima di tutto vorrei mettervi in guardia sul fatto che potrebbero proporvi, anche in buona fede, una moto che forse non è mai “nata” come Scrambler ricordando che questo modello condivideva le parti strutturali più essenziali, quali telaio e motore, con altri modelli dell’epoca: Mark 3, Mark 3/D e il più raro ma meno prestigioso 450 T/TS, oltre alle sportivissime DESMO monocilindriche.
Ad “incoraggiare” una operazione del genere vi ricordo che nel 1971 venne prodotta per il mercato americano una serie limitata del Mark 3 allestita con serbatoio e manubrio dello Scrambler e che quindi rendeva più agevole e meno costosa l’opera di trasformazione. Alcuni esemplari furono venduti anche in Italia.
Un particolare che potrebbe aiutarvi a capire se si tratta di un originale è il tratto finale del tubo orizzontale del telaio che nei telai stradali era perfettamente orizzontale mentre nello Scrambler era leggermente inclinato verso l’alto all’altezza del parafango posteriore; ma fate molta attenzione perché potrebbe essere stato abilmente modificato.
Purtroppo le aleatorie pratiche di omologazione ed immatricolazione dell’epoca spesso non vi aiuteranno a risolvere questo dilemma.
Se avete sgombrato il campo dai possibili falsi potete passare all’individuazione di quegli indizi più evidenti che anche un profano è in grado di verificare.
DATA DI IMMATRICOLAZIONE
Verificate la data di “prima immatricolazione”: lo Scrambler è stato prodotto dal 1968 al 1975, pertanto non è improbabile imbattersi in un esemplare immatricolato nel 1976; d’altronde una quarantina di 450 furono assemblati nel 1976 con parti di ricambio fondo di magazzino. Il 450 entrò in produzione solo nel 1969.
MOTORE
E’ possibile che la moto che state esaminando sia stata sottoposta ad un “trapianto”, cosa da non escludere data la già citata spiccata caratteristica di intercambiabilità di cui godevano le Ducati monocilindriche.
Lo Scrambler venne prodotto in 3 cilindrate: 250, 350 e 450. Per distinguere esternamente i tre motori è sufficiente contare le alette del cilindro: la 250 ne ha 8, la 350 ne ha 9, quelle del 450 sono 10.
I motori 350 e 450 sono dotati di alzavalvola posizionato sul lato sinistro della testata; se il motore che state esaminando è un 450 ed ha il decompressore sulla destra della testata allora, se avete già escluso che all’origine era un 450 T/TS, probabilmente in fase di restauro è stato operato un trapianto di motore o della sola testata da questo modello.
Nelle foto sopra, a sinistra si intravede l’alzavalvole, a destra il decompressore
A partire dal 1971 era possibile ordinare la testa desmodromica; per distinguere le testate a molle da quelle desmo è sufficiente osservare il carterino sinistro dell’albero di distribuzione: sulle testate tradizionali vi è impressa la cilindrata mentre sulle altre vi è impressa la dicitura DESMO.
Il 250 era alimentato con un carburatore da 26 mm, mentre i modelli 350 e 450 erano alimentati con un carburatore da 29mm.
Dal 1972 vengono montati i motori 250/350 prodotti in Spagna dalla consociata Mototrans; per distinguere questi motori da quelli italiani il coperchio del registro frizione sul carter sinistro non reca la scritta “Made in Italy” e si distinguono anche per una qualità delle fusioni leggermente più scarsa e per alcuni particolari interni. Questi motori montavano carburatori Amal.
Alla fine del 1972 viene introdotta l’accensione elettronica.
Dal 1974 il 250 viene allestito completamente dalla Mototrans che produce anche una versione 239 per la Francia.
Uno degli elementi più distintivi potrebbe essere il colore della vernice, naturalmente nulla esclude che la moto che state esaminando sia stata riverniciata o che all’epoca del primo acquisto sia stata soddisfatta la richiesta di qualche cliente consegnandogli la moto nel colore da lui desiderato. Il telaio era sempre nero.
Lo Scrambler è stato prodotto in due serie; la prima (1968/1973) era caratterizzata dalle borsette laterali in vilpelle, i soffietti su forcella ed ammortizzatori e la sella liscia (gli ultimi esemplari montavano già la sella rigata destinata alla seconda serie); con la seconda serie (1974/1975) oltre alla sella rigata vengono introdotte altre modifiche: le borse vengono sostituite da fiancatine in vetroresina, scompaiono i soffietti, i cerchi sono i Borrani in alluminio. Il 350 ed il 450 adottano il freno anteriore a doppia camma e 4 ganasce.
I COLORI DELLA PRIMA SERIE
La colorazione della prima versione dello Scrambler 350 del 1968 era un bellissimo amaranto metallizzato per il serbatoio (Codice Lechler DUC A30) e parafanghi bianchi. Successivamente, quando iniziò la produzione anche del 250, venne prodotto anche nei colori bianco e nero con i parafanghi grigi.
Alla fine del 1969 questa prima serie verrà offerta nella gamma di colori più conosciuta: giallo ocra per il 250, arancione per il 350, giallo acceso per il 450, tutti con striscia nera longitudinale.
I COLORI DELLA SECONDA SERIE
La seconda serie mantiene gli stessi colori della prima anche se varia leggermente la tonalità del giallo del 450, che viene proposto anche in nero con strisce gialle. Estemporaneamente venivano offerti altri colori, alcuni metallizzati: bianco, verde, azzurro, rosso scuro, color ruggine.