Il brutto mondiale 2014 della Ferrari ha alimentato molte discussioni in merito tanto che è stato definito dai più un campionato fallimentare, inconcludente, da dimenticare se non il peggiore della storia della Ferrari.
Ma è fondata quest’ultima affermazione?
L’inferiorità tecnica era evidente e i risultati si commentano da soli, ma ripercorrendo la storia della Ferrari in Formula 1 troviamo annate ben peggiori.
Qual è sarà stato dunque l’annus horribilis della Ferrari?
Cerchiamo di capirlo partendo dall’analisi dei risultati della poco amata F14T: Alonso e Raikkonen si sono piazzati in classifica generale rispettivamente al sesto posto (con un 2°, un 3° e quattro 4° posti come migliori risultati) e al 12° con un solo quarto posto; nella classifica per costruttori la Ferrari è arrivata quarta preceduta da Mercedes, Red Bull e Williams con 216 punti contro i 701 della Mercedes.
In sintesi il 2014 della Ferrari si è chiuso con nessuna vittoria ed il quarto posto della classifica costruttori con un notevole distacco dalla Mercedes.
Ebbene nella storia della Ferrari annate simili o addirittura peggiori ce ne sono state molte. Escludendo l’anno del debutto, il 1950, la Casa del Cavallino ha concluso il Campionato senza conquistare nessuna vittoria in ben altre 9 occasioni: 1962, 1965, 1967, 1969, 1973, 1980, 1986, 1992 e 1993 e ha occupato il quarto posto in classifica in 9 stagioni di Formula 1: negli altalenanti anni ’60/70 (1963, 1965, 1968, 1972), nel biennio 1986/87, nei bui anni ’90 (1992, 1993) e, più recentemente, nel 2009.
Da questi primi dati emerge che una combinazione di risultati simile a quella del 2014 (4° posto/nessuna vittoria) si è verificata in altri quattro Campionati, quelli del 1965, 1986, 1992 e 1993.
Ma ci sono state annate ben peggiori quando la Ferrari si è piazzata al quinto posto in classifica (1967, 1981) o addirittura al 6° negli anni 1962, 1969 e 1973.
Se passiamo ad analizzare lo scarto punti, possiamo affermare –con ben magra consolazione– che anche su questo piano il 2014 non è stato l’anno peggiore; il campionato si è chiuso infatti con circa il 30% dei punti conquistati dalla Mercedes, poco meno di un terzo. Al riguardo ricordiamo i 7 punti contro i 66 della Matra nel 1969 (10%) o i 12 punti del 1973 (12%) a cui la Lotus rispose con 96 o ancora i 21 punti conseguiti nel 1992 (13%) quando la dominatrice Williams ne conquistò ben 164.
Da notare che alcune di queste deludenti annate seguivano stagioni ben più felici in cui la Ferrari aveva conquistato il titolo piloti e costruttori (1961, 1964, 1979) o il primo posto per costruttori mancando per un soffio il titolo piloti (2008) o quantomeno era arrivata dignitosamente al secondo posto (1966, 1970, 1985).
La tribolata stagione 1973.
Da questo articolato esame possiamo dedurre che una delle peggiori stagioni sia stata quella del 1973; infatti, come abbiamo visto, la Ferrari concluse al 6° posto senza nessuna vittoria con appena 12 punti contro i 96 della Lotus, un misero 12%.
Quell’anno fu caratterizzato da un dannoso vuoto gestionale dovuto a problemi di salute di Enzo Ferrari e alle guerre intestine derivanti dalla “invasione” del management FIAT.
Era l’anno della fallimentare B3 che ebbe una travagliatissima vita tanto che fu sviluppata in ben 4 versioni radicalmente diverse tra loro.
La prima 312 B3 fu la famosa e forse troppo avveniristica “spazzaneve” progettata da Forghieri e presentata nell’agosto 1972. I test furono deludenti e il management FIAT, approfittando dell’assenza di Ferrari, giubilò il tecnico modenese relegandolo all’ufficio progetti avanzati.
Fu quindi realizzata una nuova monoposto, denominata anch’essa B3, progettata da Giacomo Caliri e Franco Rocchi coordinati da Stefano Colombo, dirigente di estrazione FIAT; il telaio era una monoscocca, tecnica utilizzata per la prima volta in casa Ferrari, disegnata a Maranello ma realizzata in Inghilterra dalla Thompson.
Anche questa seconda versione fu deludente e allora Enzo Ferrari, che nel frattempo si era ristabilito, riprese in mano il timone della Scuderia e nel mese di agosto del 1973 richiamò al reparto corse Forghieri.
Forghieri apportò in fretta alcune radicali modifiche, tra le quali la disposizione dei radiatori ai fianchi e all’aerodinamica, che diedero alla vettura una discreta competitività. Questa monoposto, la terza B3 della serie, costituì la base per la ben più competitiva 312 B3/74 che “rischiò” di conquistare il mondiale con Clay Regazzoni.
Ma la Ferrari non è andata mai così male come nel 1980.
Quell’anno la Ferrari veniva da una trionfale annata 1979 con Scheckter campione del mondo e Villeneuve secondo.
Per il campionato del 1980 fu realizzata la 312 T5, che nonostante un design simile a quello della Ferrari 312 T4, si rivelò un clamoroso fiasco.
Ormai le wing-car (monoposto che sfruttavano l’effetto suolo con il supporto delle bandelle laterali note come “minigonne”) dominavano incontrastate e purtroppo gli ingombri del poderoso 12 cilindri boxer della Ferrari impedirono la realizzazione di una monoposto aerodinamicamente efficiente; in quattordici gare non si riuscirà ad ottenere nessuna vittoria, nessun podio, nessuna pole, nessun giro veloce in gara. Villeneuve finì in zona punti quattro volte, Scheckter una sola volta.
L’unico spunto degno di nota lo offrì, ancora una volta Villeneuve che in Canada compì un mezzo miracolo: nonostante una pessima qualifica in penultima fila finì al quinto posto dopo una serie infinita di sorpassi.
Nel mondiale Costruttori il Cavallino chiuse al decimo e penultimo posto , raccogliendo la miseria di 8 punti a fronte dei 120 della Williams.
Ma i limiti della T5 si manifestarono ancor di più in qualifica nonostante due piloti dal piede pesante come Scheckter e Villeneuve, in particolare negli ultimi GP della stagione quando lo sviluppo della T5 fu abbandonato a favore della nuova 126 Turcocompressa: in Gran Bretagna Villeneuve si qualificò 19°, Scheckter ultimo; in Canadà Villeneuve penultimo Scheckter addirittura non si qualificò; infine negli USA Villeneuve fu 18° Scheckter buon ultimo. Altro che 2014!
Per ironia della sorte al GP USA la pole veniva conquistata da Bruno Giacomelli con l’ALFA Romeo, la prima per lui ma anche la prima dell’ALFA Romeo dell’era moderna, quella stessa ALFA Romeo che era stata detronizzata dalla Ferrari nel 1951 quando il Drake pronunciò la storica frase “oggi ho ucciso mia madre”.