Sulla scia del successo delle gare riservate alle moto di produzione che si disputavano negli Stati Uniti ed in Australia già nei primi anni ‘80, l’ex pilota americano Steve McLaughlin ebbe la felice intuizione di chiedere alla FIM (Federazione Internazionale di Motociclismo) l’autorizzazione di organizzare e gestire un campionato dedicato a questo tipo di motociclette: é il 1988 quando viene organizzato il primo mondiale Superbike.
I precedenti
Non era il primo campionato dedicato moto di grossa cilindrata; già negli anni ’70, con l’avvento delle cosiddette maxi-moto le gare per moto derivate dalla serie erano quelle che facevano sognare gli appassionati i piloti disputarsi la vittoria con mezzi simili a quelli che si potevano acquistare ai concessionari. La vittoria della Honda a Daytona nel 1970 ebbe un tale ritorno pubblicitario che l´anno successivo tutte la grandi Case mondiali si presentarono a Daytona con squadroni agguerriti.
Nel 1972 in Italia veniva organizzata la 200 Miglia di Imola che si proponeva come la “Daytona d’Europa“; la gara vide la partecipazione ufficiale di Ducati, Kawasaki, Suzuki, Triumph, Yamaha, Norton e Moto Guzzi. Era presente anche la MV Agusta con il “campionissimo” Agostini. Come è noto la gara fu dominata dal tandem della Ducati: 1° Smart, 2° Spaggiari.
In quegli anni di fermento nacquero una serie di iniziative finalizzate all’uso agonistico delle maxi-moto: tra gli anni ’70 e gli ’80 si svolgeranno in contemporanea almeno 3 campionati di livello internazionale, la F750, la TT FORMULA 1 e la ENDURANCE. Anche in Italia si disputarono combattutissimi campionati nazionali destinati a moto derivate dalla serie.
Ritornando al 1988 il calendario del neonato campionato mondiale prevedeva 9 tappe: Donington, Hungaroring, Hockenheim, Zeltweg, Sugo, Le Mans, Estoril, Oran Park (Australia), Manfeild (Nuova Zelanda). Mancava l’Italia che però già nel 1989 subentrerà al Portogallo con un GP disputato sull’Autodromo di Pergusa.
Subito si mostrarono interessate le quattro giapponesi Honda, Kawasaki, Yamaha e Suzuki e le italiane Bimota e Ducati.
Il regolamento tecnico.
Dal primo anno fino al 2003 potevano partecipare moto di cilindrata fino a 750 cc se 4 cilindri, 900cc se 3 cilindri, 1000cc se bicilindriche; nel corso degli anni comunque, man mano che le bicilindriche, in particolare le Ducati, vedevano aumentare la loro cilindrata per arrivare al limite dei 1000 cc consentiti, il regolamento subì alcune modifiche ai limiti di peso per ridare competitività alle 750 4 cilindri.
Il regolamento sportivo
Ogni Gran premio prevedeva la disputa di due manche. Era prevista l’assegnazione di punti ai primi 15 classificati.
Inizialmente si creò un po’ di confusione nella attribuzione del punteggio: in occasione della prima gara stagionale i punti non furono assegnati per ogni singola manche ma per i risultati combinati delle due prove. Nella prova francese venne assegnato il doppio dei punti all’unica manche disputata, vista l’impossibilità di disputarne una seconda a causa del programma di gare troppo affollato.
Questi criteri non saranno mai più adottati, ovviamente, in seguito.
Il primo Gran Premio della storia del neonato campionato mondiale SBK si svolse il 3 aprile 1988 sul circuito di Donington Park.
La pole position venne realizzata da Doug Polen con la Suzuki del team Yoshimura, ma il pilota americano venne squalificato in quanto alle verifiche la sua moto superava la cilindrata prevista da regolamento per le quattro cilindri; infatti la sua Suzuki GSX-R aveva una cilindrata 765 cm³, superiore al limite regolamentare di 750 cm³; in realtà non c’era stato tentativo di frode ma solo una poco attenta lettura del regolamento in quanto tale valore era consentito dal regolamento AMA cui si ispirava quello del mondiale.
Con la squalifica di Polen la pole viene assegnata d’ufficio al secondo pilota più veloce, Roger Burnett, che resterà così nella storia della SBK come il primo autore di una pole position in SBK.
Il primo vincitore di manche nella storia del mondiale Superbike fu invece l’italiano Davide Tardozzi con la Bimota YB4; al secondo posto troviamo Marco Lucchinelli in sella alla Ducati 851, al terzo si classificò Joey Dunlop con la Honda RC30.
Nella seconda manche si ripropose il confronto Tardozzi-Lucchinelli; ma il pilota della Bimota cadde quando mancavano poche curve al traguardo lasciando la vittoria al pilota della Ducati; secondo arrivò l’esperto statunitense Fred Merkel, già tre volte campione AMA Superbike.
Al momento dell’assegnazione dei punteggi per la classifica mondiale nacque il caos con conseguenti accese polemiche quando gli organizzatori decisero di attribuire i punti in base alla sommatoria dei tempi delle due manche.
La Bimota in difesa di Tardozzi, che aveva vinto gara 1 ma si ritrovava escluso dalla combinata in quanto non aveva concluso gara 2, fece notare alla giuria di gara che il regolamento FIM prevedeva di assegnare i punti per le singole manche e non di sommare i tempi delle due prove. Nonostante questa sembrasse la corretta interpretazione del regolamento la sola cosa che ottenne il reclamo della Bimota fu una dichiarazione della FIM che chiariva che per tutti i GP a seguire si sarebbe usato il criterio di assegnazione del punteggio alle singole manche e che quindi non sarebbe stato più adottato il metodo della sommatoria dei tempi.
In definitiva il risultato della gara, combinata secondo la sommatoria dei tempi delle due manche, vide come vincitore Lucchinelli (che entrò così nella storia come il vincitore della prima gara della storia del WSBK), secondo classificato Merkel, terzo Joey Dunlop.
A fine campionato, con due vittorie e numerosi buoni piazzamenti, risultò primo Campione del Mondo SBK della storia l’americano Freddie Merkel con la Honda RC30 gestita dal team italiano Rumi.
Tardozzi si dovette accontentare del terzo posto in classifica e del maggior numero di manche vinte, 5 su 17 (numero dispari perché, come abbiamo detto, in Francia si disputò una singola manche). Doohan ottenne 3 vittorie, Lucchinelli 2, come il belga Mertens.
Merkel e la Honda si ripeteranno nel 1989, mentre il dominio Ducati partirà dal 1990 con il francese Raymond Roche in sella alla 851.
Già nel 1989 si avrà la prima grande svolta organizzativa. La Federazione esonera McLaughlin a causa della pessima gestione del campionato 1988 e la affida alla organizzazione dei fratelli Flammini, già esperti organizzatori di eventi motoristici.
Dal punto di vista regolamentare le differenze più evidenti apportate dalla nuova gestione sono due: ogni tappa del mondiale è divisa in due manche separate, in pratica due gran premi per ogni circuito, e il sistema di qualifiche ridefinito con l’istituzione della Superpole.
Nell’albo d’oro molti nomi prestigiosi seguiranno quello di Merkel; tra questi solo Roche, Russell, Kocinsky, Hodgson, Spies, Checa e Guintoli hanno vinto un solo titolo mondiale; tutti gli altri almeno due. Il recordman è Carl Fogarty con 4, tutti conquistati in sella ad una Ducati.
La Ducati è la dominatrice con 14 titoli piloti e 17 per costruttori.