Una GT italiana degli anni ’70.
All’esposizione universale di Montreal del 1967, organizzata in occasione del centenario della Federazione Canadese, l’Alfa Romeo espone il manichino di una grossa coupé GT denominato “Montreal”. L’accoglienza del pubblico fu entusiasta e la critica la definì la “maggior aspirazione raggiungibile da un uomo in fatto d’automobili”. La Casa non si sbilanciò sulla meccanica, dichiarando però: “l’auto è stata studiata in maniera da potere essere prodotta in serie con un motore di notevoli prestazioni”. Era evidente l’allusione al potente V8 di due litri derivato da quello della “33” da competizione.
Il pubblico di Montreal apprezzò particolarmente le linee disegnate da Marcello Gandini per Bertone, con la singolare particolarità dei fari celati per metà da griglie.
Da tutto il Nord America, da sempre innamorato delle Alfa Romeo, cominciarono a piovere richieste a cui fecero presto eco quelle europee.
Il management della Casa del Biscione però non reagì tempestivamente, molto probabilmente perché il prototipo non era stato sufficientemente collaudato, in particolare il motore che doveva essere modificato per adattarlo all’impiego stradale. E’ molto probabile che nei piani della Casa il prototipo non avrebbe dovuto passare in produzione ma era inizialmente visto solo come un esercizio tecnico atto a dimostrare le capacità progettuali dell’Alfa.
Ma, visto il grande successo, la Direzione decise di metterla in produzione.
In quegli anni la produzione del’Alfa Romeo era basata prevalentemente sulla medio-piccola AlfaSud (1200cc, trazione anteriore) e sulla berlina media Alfetta, una 1800 cc caratterizzata dalla raffinata e sofisticata della trasmissione “TRANSAXLE” che prevede il posizionamento del cambio a 5 marce al retrotreno in blocco con frizione e differenziale alloggiati su un ponte De Dion. Questa soluzione si era vista solo su modelli di classe elevata come la Ferrari 275 GT/B, alcune Porsche a motore anteriore (924, 944, 928) e la Lancia Aurelia degli anni ’50.
La Montreal definitiva apparve solo tre anni dopo al Salone di Ginevra del 1970; differiva poco dal prototipo del 1967: nuove le ruote in lega leggera e nuova la presa d’aria sul cofano.
LE CARATTERISTICHE
Il pianale e le sospensioni derivavano dalla Giulia GT con opportuni adattamenti: nulla d’eccezionale – motore anteriore, trazione posteriore, ponte posteriore rigido – ma sufficiente per avere la certezza di una soluzione collaudata.
I quattro freni a disco Girling autoventilanti con servofreno erano, per l’epoca, molto moderni e adeguati alle prestazioni previste. Il cambio era uno ZF 5 marce derivato dalle competizioni.
Ma il vero elemento di forza era il motore, un 8V bialbero da 2600cc per circa 200 CV a 6500 giri/min, iniezione meccanica SPICA. Anche se era derivato da una unità destinata alle competizioni aveva un’elasticità incredibile: poteva riprendere da 1.500 giri in quinta senza sussulti per poi diventare rabbioso salendo verso i regimi più elevati.
Eccellenti l’accelerazione (da 0 a 100 Km/h in 7”) e la velocità massima (circa 235 km/h); altrettanto eccellente era la tenuta di strada.
Era nata così l’erede della gloriosa 2600 Sprint, la famosa “Pantera” della Polizia, mentre l’Alfa 6 sarebbe arrivata solo alcuni anni dopo.
In realtà c’era stato anche il precedente della bellissima “33 stradale”, una berlinetta sportiva disegnata da Scaglione; questa era però una sofisticata e delicata vettura strettamente derivata dalla “33 da competizione”, tanto che ne furono approntati solo 18 esemplari tra il 1967 ed il 1969.
Note dolenti della Montreal erano il prezzo, lo stesso della coeva e altrettanto prestigiosa Porsche 911 S (2400cc per 190 CV), e la necessità di una frequente e costosa manutenzione data la complessità della meccanica, in particolare del motore.
Durante il suo ciclo di vita la “Montreal” non subì sostanziali modifiche; la più evidente fu lo spoiler anteriore introdotto nel 1971 dopo i primi esemplari.
I NUMERI DI PRODUZIONE
Le consegne iniziarono nei primi mesi del 1972 al prezzo di 5.700.000 lire.
Nell’anno del debutto, il 1972 appunto, la GT del Biscione segnò il proprio record di produzione: 2.377 unità. Ma nel 1973, a causa della ben nota crisi petrolifera ma anche per la difficoltosa manutenzione mal digerita dai primi clienti, la domanda precipitò tanto che ne furono costruiti solo 302 esemplari. La prestigiosa GT dell’Alfa Romeo rimase in produzione fino al 1977. Complessivamente ne furono costruite 3925 unità; nell’ultimo biennio della sua vita (1976/77) ne furono immatricolate appena 50 .
In altre parole la Montreal subì lo stesso destino di altre interessanti GT contemporanee, come la Citroën SM e la Fiat Dino; non dimentichiamo che sull’onda lunga della crisi del 1973 la stessa FERRARI rischiò di diventare una fabbrica di … trattori.