Non è questa la sede per ricordare chi è stato Giacomo Agostini e cosa ha rappresentato per il motociclismo agonistico.
E’ però doveroso ricordarne sinteticamente, almeno a beneficio degli appassionati più giovani che non hanno vissuto quella epoca, il suo palmarès:
– ha conquistato 15 titoli mondiali, 7 nella classe 350 e 8 in quella che una volta era definita la “classe regina“, la 500;
– pur favorito dalla mancanza di avversari all’altezza, nel triennio 1968/70 ha vinto tutte le gare delle classi 350 e 500;
– nella storia del motociclismo solo lui, nel 1970, ed Hailwood, nel 1966, hanno vinto 19 gare del motomondiale nello stesso anno;
– nel marzo del 1974, alla sua prima gara con una moto a 2 tempi, conquista la 200 miglia di Daytona, unico italiano nella storia; nel successivo mese di aprile fa doppietta alla 200 miglia di Imola.
I suoi più quotati avversari sono stati: Provini, Hailwood, Pasolini, Bergamonti, Saarinen, Villa, Read, Bonera, Cecotto, Roberts, Sheene e, sul finire della carriera, un giovane Marco Lucchinelli.
Ha pilotato per grandi marchi come MV Agusta e Yamaha ma anche, più sporadicamente, per Moto Morini, Suzuki e Morbidelli.
Non molti però sanno che in una occasione è salito in sella ad una moto di Borgo Panigale. In effetti io stesso non ne sapevo niente ed ho trovato una sola traccia di questo “rapporto” che è stato certamente occasionale: appena due foto con didascalia trovate in nel libro di Giacomo Agostini: LA SFIDA, pubblicato nel 1974.
La moto è probabilmente una 125; dalla didascalia si evince che siamo nel 1962 alla gara in salita Bologna-San Luca.
Ma fonti attendibili – ex piloti e tecnici dell’epoca come Gino Tondo e Riccardo Coppola – affermano che quasi certamente si trattava di una gara di Campionato Italiano disputata ad Imola nel 1963, dove parteciparono anche lo stesso Gino Tondo e Walter Villa, che vinse poi la gara. Sembra che quella fosse la prima gara in circuito di Giacomo Agostini che, non avendo ricevuto in tempo la sua Morini Settebello 175, dovette ricorrere all’uso in gara di questa Ducati di cui non è dato sapere l’origine.
Comunque il tutto sembra essere confermato, quantomeno ufficiosamente, dalla foto di Agostini in sella alla Ducati (la stessa del libro) che porta la dicitura riportata a mano “Imola 1963 Ducati 125”.
Effettivamente le foto sembrano essere ambientate in circuito specialmente osservando la presenza contemporanea di due moto, cosa improbabile in una gara in salita, ma appariva imbarazzante mettere in dubbio la didascalia trovata nel libro dello stesso Agostini.
In realtà lo stesso AGO, che ho avuto il piacere di intervistare a Napoli nel mese di settembre del 2014, non ricordava più nulla di quell’episodio che potrebbe perciò rimanere un piccolo mistero nella storia agonistica di Giacomo Agostini.
D’altronde di questi piccoli misteri è piena la storia del motociclismo agonistico. In occasione della citata intervista napoletana ho chiesto ad Agostini dei contatti avuti con la Benelli tra il 1971 ed il 1972; ebbene la sua versione non collima con quella di altri accreditati protagonisti della vicenda.