Questa è la speranza e, ad onor del vero e per il giusto riconoscimento dei meriti di Montezemolo, è opportuno ricordare che quello è stato il periodo di maggior successo in tutta la storia della Ferrari in Formula 1.
Però i due momenti storici non hanno nulla in comune: quello che portò ai successi di Schumacher partiva da lontano, fu una riorganizzazione più graduale, più soft. Iniziò nel 1991 quando fu chiamato appunto Montezemolo alla Presidenza; questi volle fortissimamente alla guida del team Jean Todt che arrivò nel 1993; nel 1996 ci fu il “colpo” di mercato che portò Schumacher a Maranello seguito dallo staff tecnico di Brawn e Byrne. Il primo titolo mondiale arrivò solo dopo 5 anni (anche se in verità, senza l’incidente di Silverstone, probabilmente Schummy avrebbe conquistato il titolo già nel 1999).
L’attuale riorganizzazione è stata invece pesantemente traumatica; quanto lo sia stata in positivo ce lo diranno i risultati. In pochissimi mesi sono stati sostituiti tutti a partire dal vertice passando per i tecnici per arrivare ai piloti; unici “superstiti” il capo dei tecnici Allison e Raikkonen.
Fuori Montezemolo, Mattiacci (Domenicali aveva già anticipato la mossa), Alonso, Marmorini, Fry, Tombazis, Hamashima (specialista di pneumatici), Martin (responsabile del “remote garage”, una sorta di box virtuale con sede a Maranello nel quale in tempo reale vengono analizzati un numero infinito di dati al fine di individuare le scelte più giuste in materia di pit stop e di strategie più in generale).
Sono dunque arrivati Marchionne alla presidenza e Arrivabene (nella foto a sinistra) alla guida del team; Vettel al posto di Alonso; Gutierrez come terzo pilota e Vergne come collaudatore al simulatore ed infine il tecnici Jock Clear e Bob Bell dalla Mercedes. Per completare lo staff tecnico si è deciso di dare spazio ai giovani come Resta, Binotto e Sassi.
Non sono stati risparmiati neanche Bisignani, capo dell’ufficio stampa, sostituito dal noto giornalista Alberto Antonini, né Michele Ciavola, responsabile delle risorse umane, sostituito da Mirko Boccalatte.
Forse ho dimenticato qualcuno; sicuramente piccoli ulteriori aggiustamenti riguardano la Direzione delle attività sportive, la Ferrari Driver Academy, la Direzione commerciale.
Marchionne e Arrivabene sanno perfettamente che stanno intraprendendo un percorso pieno di insidie ed infatti nel corso della tradizionale – la prima per loro – conferenza stampa di fine anno hanno dichiarato la loro soddisfazione qualora nel corso del 2015 fossero arrivate due vittorie, ritenendo un trionfo una eventuale terza.
Bisogna però riconoscer loro che per il momento hanno conquistato già due vittorie di natura politica:
– Il no a Montezemolo presidente della Formula1 Group, la società di proprietà del fondo Cvc che gestisce la F1 (in pratica la società che gestisce i capitali tra premi e bonus vari);
– Lo sblocco del freezing dei motori.
Sarebbe infatti arrivato proprio da Marchionne lo stop a Montezemolo come presidente, dirottato poi verso la carica di “consigliere indipendente”.
Queste le motivazioni ufficiali secondo Marchionne: “Secondo noi mettere in quel ruolo una figura che per 23 anni è stata al vertice della Scuderia sarebbe stato di cattivo gusto e scarso fair play”.
In realtà un italiano al vertice avrebbe fatto comodo alla Ferrari; difficile pensare che un presidente inglese, tedesco o francese possa difendere gli interessi della casa di Maranello.
In definitiva si direbbe che Marchionne tema ancora il peso politico e l’abilità nel campo della comunicazione di Montezemolo; ma noi non crediamo, o non vogliamo credere, che Montezemolo, pur di nuocere all’odiato nemico, possa intraprendere azioni contrarie agli interessi della Ferrari.
Ma attenzione, questa per Marchionne potrebbe essere una vittoria di Pirro: a memoria d’uomo Ecclestone non ha mai fatto una mossa senza pensare ad un ritorno a lui favorevole ed oggi Marchionne gli è sicuramente debitore. D’altronde Ecclestone, secondo il principio del “divide et impera”, ha tutto da guadagnare da questo scontro di personalità.
Sicuramente poi Marchionne dovrà pagare il conto per gli sgraditi apprezzamenti che ha avuto sia nei confronti di Ecclestone definendolo “pittoresco” che nei confronti di Todt quando ha affermato che i «regolamenti sembrano scritti da quattro ubriachi al bar che si raccontano la stessa barzelletta».
In pratica è abbastanza evidente che l’investitura di Montezemolo era una trappola tesa a Marchionne – l’uomo che non deve chiedere mai – per costringerlo a scendere a patti.
Importante invece l’altra vittoria, non solo, politica ottenuta in merito all’omologazione delle Power Unit che consiste nel differire il “freezing (congelamento)” dei motori dal mese di febbraio, ovvero concedendo ai costruttori la possibilità di sfruttare i 32 gettoni di sviluppo diluiti nel corso della stagione.
Questa concessione darà alla Gestione Sportiva la possibilità di deliberare numerosi aggiornamenti durante lo svolgimento del campionato.
Potremmo quindi aspettarci una significativa riduzione del gap dalla Mercedes ed un livello di competitività, a partire dalla seconda metà dell’anno, tale da insidiare la casa tedesca.
La speranza è che la Mercedes si sia già avvicinata al massimo livello di sviluppo della propria power unit e che quindi i suoi progressi siano inferiori a quelli degli avversari, Ferrari in testa.
L’atto finale della guerra Montezemolo-Marchionne: l’ex presidente “Merito rispetto”
“Siamo partiti tardi per scelte strategiche fatte da altri – le dure parole di Marchionne alla conferenza stampa di fine anno – Sono state spese troppe forze sulla stagione e poche sulla prossima”. Ovvio il riferimento all’operato di Montezemolo.
La replica dell’ex non si è fatta attendere: «Mi sono ripromesso di non fare polemiche per il profondo amore che nutro per la Ferrari, per il rispetto che merita chi vi lavora oggi e chi vi ha lavorato e vinto sui mercati e sui circuiti di gara. In queste settimane ho assistito però ad esternazioni reiterate, gratuite ed in alcuni casi non rispondenti alla realtà dei fatti. Non intendo raccogliere tali provocazioni. I successi sportivi, superiori a quelli conseguiti da qualunque altra squadra, la forza ed il prestigio raggiunto dal brand nel mondo ed i risultati economico-finanziari che sono stati fondamentali per il Gruppo FCA e che quest’anno saranno i migliori nella storia dell’azienda, parlano da soli». Concludendo poi: «Confido davvero che il Natale rassereni gli animi e porti a tutti i consigli migliori».
Ed infine una nota sulla Ferrari del 2015, per ora battezzata 666 dal numero di progetto.
Nel corso della conferenza stampa Maurizio Arrivabene, informando i presenti che la monoposto ha brillantemente superato tutti i crash test richiesti dalla FIA ha annunciato: “La Ferrari del 2015 sarà mostrata via web alla fine del mese di gennaio. Non c’è ancora una data ben specificata. La ragione è molto semplice: i tecnici mi hanno spiegato che, per preparare un presentazione come eravamo abituati negli anni scorsi, servono tre giorni. Troppi in una fase in cui preferisco che il lavoro sia dedicato allo sviluppo della monoposto“.
I primi test invernali si terranno a Jerez de la Frontera, dal 1 al 4 febbraio prossimi.