Nel 2010 la Lambretta faceva il suo ritorno ufficiale nel Motomondiale dopo 60 anni dalla prima partecipazione. Si puó parlare di ritorno perché questa esperienza è stata preceduta da una analoga nei primi anni ’50.
Ovviamente non è più la Lambretta della Innocenti, quella dello scooter che, per circa un ventennio compreso tra la fine degli anni ’40 e la fine degli anni ’60, contese alla Vespa della Piaggio questa una importantissima fetta di mercato delle due ruote motorizzando l’Italia prima dell’avvento delle FIAT 600 prima e 500 poi.
Il marchio appartiene oggi alla società inglese Harris, dopo diverse vicissitudini: il marchio, il cui nome deriva dal Lambro, il fiume che attraversa la zona a est di Milano, è appartenuto negli anni, prima a Ferdinando Innocenti che fondò l’azienda, poi nel 1972 alla BMC (British Motor Corporation), quindi alla SIL (Scooters of India Limited) e poi dal 2003 alla società statunitense Khurana Group USA LLC che vanta la licenza per la produzione e la vendita negli USA dei motoscooter marchiati Lambretta fino al 2007 quando è stato ceduto alla Motom Italia spa.
Lambretta 250 GP
Tra il 1950 e il 1952 (ricordo che erano gli anni in cui Gilera, Guzzi e Mondial dominavano la scena del motomondiale, con gran ritorno mediatico) l’Innocenti sviluppò una 250 da GP: al x corsa = 54×54; 2 cilindri a V 90° trasversali (tipo Guzzi) raffreddato ad aria; lubrificazione a carter secco, cambio a 5 marce; trasmissione finale ad albero.
La moto fu progettata dall’ing. Pierluigi Torre, di estrazione aeronautica; collaboró infatti alla progettazione del Savoia Marchetti S55 da cui derivó l’idrovolante con cui Italo Balbo nel 1933 compì la trasvolata atlantica; poi nel 1946 passó all’Innocenti.
Ebbe la collaborazione dell’ing. Giulio Alfieri; questi approdó all’Innocenti nel 1949, nel 1953 passa alla Maserati che lascia nel 1975 per la Lamborghini; progettó il motore Laverda 1000 V6 endurance (un Maserati in miniatura); partecipó alla progettazione dello stabilimento Honda di Atessa.
Durante la fase di sviluppo la moto subì la modifica della distribuzione da monoalbero a bialbero con comando ad alberello e coppie coniche (come le ducati monocilindriche) e raggiunse la potenza di 28 CV a 9500 giri, ottima per l’epoca.
Partecipò nel 1952 ad una corsa a Locarno senza fortuna.
Nel 1953 fu affidata a Romolo Ferri nei Gp di Svizzera e di Francia, ancora una volta con esito negativo.
Visti gli scarsi risultati, dovuti principalmente alla trasmissione ad albero, l’Innocenti decise di interrompere l’esperimento.
Un breve cenno anche al periodo “moderno”: nel Gennaio 2010 viene annunciato l’ingresso della Lambretta nel mondiale classe 125; in effetti è piú che altro una operazione di marketing.
Grazie all’accordo con la Engines Engineering di Bologna di Alberto Strazzari la Lambretta torna nelle competizioni schierando due moto nel mondiale 125cc sotto le insegne del “Lambretta Reparto Corse”. Progetto della Engines Engineering di Bologna; Nicola Casadei (un ex pilota) della Engines Engineering ebbe l’incarico di Direttore Sportivo e Team Manager di Lambretta Reparto Corse; Luis Salom e Marco Ravaioli i piloti; responsabile dello sviluppo del motore Giancarlo Cecchini.
Negli anni precedenti la Engines Engineering aveva partecipato al Motomondiale con la stessa moto con il marchio Loncin ed in precedenza Malaguti.
L’esperienza con il marchio Lambretta, dai risultati alquanto deludenti, duró solo un anno e dal 2011 la moto gareggió con i colori della Mahindra.