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I motori 4 valvole in Ducati
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Ducati

I motori 4 valvole in Ducati

Ottobre 12th, 2014 Fabio Avossa Amarcord, BLOG di Fabio Avossa, Ducati

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Nell’immaginario collettivo degli appassionati Ducati le 4 valvole sono state introdotte solo alla fine degli anni ’80 con la serie 851/888 (in copertina la 750 F1 capostipite del 1986)  – convinzione, questa, consolidata dalla ben nota avversione dell’ing. Taglioni verso questa soluzione tecnica –  tanto da ritenere la configurazione delle 2 valvole un tratto distintivo della tradizione Ducati.

In realtà esistono dei precedenti nella storia della Ducati; in qualche caso lo sviluppo si svolse negli uffici tecnici della casa di Borgo Panigale, in altri casi lo sviluppo fu affidato all’esterno.

125 4 cilindri da Gran Premio
125
Nel 1965, su richiesta della Mototrans, consociata spagnola della Ducati, Taglioni sviluppa un 4 cilindri in linea per la categoria 125 GP. E’ un bialbero a cascata d’ingranaggi, 2 valvole richiamate dalle tradizionali molle, raffreddamento ad aria, 8 marce. Il prototipo, il cui collaudo fu affidato a Farnè, sviluppava 23 CV a 14000 giri.

Di questo motore venne studiata anche la soluzione del 4 valvole.
Ma ben presto lo sviluppo si arrestò per mancanza dei fondi Mototrans. Il motore verrà esposto in alcune Fiere Internazionali; in particolare fu presentato al Museo della Tecnica di Riga (URSS) da cui, causa  intoppi burocratici, non tornerà più in Italia. Poi nel 1999 un collezionista italiano la riporta in Italia; oggi è esposta al Museo Morbidelli. Questo esemplare è proprio un 4 valvole.

350 3 cilindri da Gran Premio

350Negli anni ’70, sulla scia dei successi della MV Agusta di Giacomo Agostini, alcune case tra le più importanti proposero moto di serie motorizzate da un 3 cilindri in linea: la Kawasaki con le 500/750 2 tempi; la Suzuki con le 380/550/750 2 tempi; le inglesi Triumph/BSA fedeli alla cilindrata 750 con ciclo a 4 tempi; la Laverda con la sua possente 1000 proposta in seguito anche nella cilindrata 1200; la BMW con la “anomala” (motore in linea longitudinale coricato su un fianco) K75 ed infine la Yamaha con la XS 750/850, forse la meno conosciuta.
Nel campo delle competizioni la striscia vincente della MV Agusta di Agostini nelle classi 350 e 500 influenzò la nascita della artigianale CARDANI (il nome è un acronimo ricavato dai nomi dei suoi ideatori, Carlo Savarè e Daniele Fontana, quest’ultimo famoso per i suoi freni a tamburo).
Anche la Yamaha si è cimentata nelle competizioni con un 3 cilindri, sia pure attraverso la filiale olandese, con la 350 2 tempi con cui Katayama conquistò il mondiale nel 1977.
In tempi più recenti, con l’avvento della MotoGP, è stato il turno dell’Aprilia che ha presentato nel 2002 la RS Cube, una moto da GP avanzatissima tecnologicamente, forse troppo avanti per i suoi tempi. Il motore sulla carta era eccezionale, con distribuzione a valvole pneumatiche, frizione in fibra di carbonio, acceleratore elettronico e potenza stimata di circa 220 CV.
In realtà la MV Agusta aveva illustri precedenti nella MotoGuzzi 500 da GP del 1939.

Ma arriviamo al vero tema di questa nostra nota: anche la DUCATI si fece influenzare dai successi della MV Agusta e perciò, parallelamente al progetto della 500 bicilindrica a V90° da GP, nel 1971 fu realizzato, in collaborazione con la famosa società di consulenza inglese RICARDO ENGINEERING, un motore 350 cc a tre cilindri, 4 valvole che però non ebbe seguito. Le cronache dell’epoca suggerivano che da questo motore sarebbe dovuta derivare una versione 500 4 cilindri, ma anche di questa non se ne seppe nulla, forse non fu mai realizzata.

500 Bicilindrica ad L da GP
500Nel 1970 viene avviato il progetto della 500 bicilindrica. Sarà il capostipite dei bicilindrici a coppie coniche che raggiungerà la notorietà con il trionfo della 750 alla 200 miglia di Imola del 1972. Ancora una volta in Ducati veniva sviluppato in pista un prodotto destinato in seguito alla produzione di serie.
La moto debuttò nel marzo 1971 al circuito di Modena occupando per gran parte della gara il terzo posto alle spalle delle MV di Agostini e Bergamonti,  prima di ritirarsi per un calo di rendimento.
Il motore era un monoalbero coppie coniche a 2 valvole con richiamo a molle che utilizzava le termiche del 250 monocilindrico.

La frizione era a secco ed il cambio a 6 marce; la potenza era di circa 61 cavalli per attestarsi sui 71 CV alla fine del 1972.

Furono sperimentate anche l’iniezione e la soluzione delle 4 valvole con angolo delle valvole stesse ridotto a 60°, dagli originali 80°.
Nel 1973 fu sperimentata una versione 4 valvole bialbero a cinghia dentata il cui sviluppo fu affidato al valentissimo tecnico Armaroli
, che in seguito si occuperà anche di Formula 1; questo motore era caratterizzato dalla rotazione di 180° del gruppo termico posteriore anticipando così tre soluzioni che troveranno il massimo dello sviluppo nella 851: le 4 valvole, le cinghie dentate e l’aspirazione al centro della V dei cilindri.

IL MONO 4 valvole di Taglioni

monoCon l’uscita di produzione della serie carter larghi finisce l’epopea della Ducati sportiva stradale sportiva monocilindrica desmodromica.
In seguito – forse ci fu qualche ripensamento – furono approntati alcuni prototipi di motori ma nessuno sfociò mai nella produzione di serie.
Tra i primi tentativi, poi abortiti, di tenere in vita questa tipologia di moto Taglioni sperimentò, nei primi anni ’70, delle testate a quattro valvole comandate con una soluzione molto simile ad un monoalbero sdoppiato, cioè due alberi a camme in testa molto ravvicinati tra loro comandati da alberino e coppie coniche integrato da 3 ruote dentate cilindriche; la testata era destinata ad una evoluzione del motore carter larghi con cambio a 6 marce. Era caratterizzata da condotti di scarico individuali, molle ad elica, tripla (!) accensione. Già qualche anno prima Armaroli aveva sperimentato qualcosa del genere e questi esperimenti verranno poi ripresi da altri appassionati esperti di Ducati mono come Del Biondo, Peruzzi ed altri, anche stranieri.

Dalla 851 al Monster 821

Tesi di BordiNel 1978 viene assunto in Ducati l’ing. Bordi che porta in dote la propria tesi di laurea basata sullo studio di una testa desmodromica a 4 valvole. Nel settembre del 1986 partecipa al Bol d’Or un prototipo 748 (88×61,5) 4 valvole raffreddato ad acqua. Nel 1988 viene presentata la 851 Strada Tricolore con ruote da 16”.

E poi sarà 888, 916, Monster S4, ST4, 999, 1098, ….

 

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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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