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Campioni senza corona: 1969, il mondiale mancato di Renzo Pasolini
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Campioni senza corona: 1969, il mondiale mancato di Renzo Pasolini

Ottobre 8th, 2014 Fabio Avossa Mondocorse, Piloti, storie e glorie

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Renzo Pasolini, detto il PASO, è noto agli appassionati per essere stato uno dei più fieri avversari di Giacomo Agostini, ricoprendo il classico ruolo di “antidivo”.

Ma i più giovani forse non sanno che purtroppo Pasolini, nonostante la fama,  ha ricoperto anche il ruolo di eterno secondo non avendo mai conquistato nessun titolo mondiale.

Eppure nel 1969 ci andò vicinissimo con la Benelli 250 ma poi,  un po’ di sfortuna e qualche caduta di troppo, il titolo sfumò.

In seguito  Pasolini si separò dalla  Benelli che, nonostante le difficoltà economiche, aveva fatto un’offerta generosissima all’avversario di sempre, Giacomo Agostini; il Paso passò alla Aermacchi/HD con il compito di sviluppare le bicilindriche 250/350 2T.

Ma purtroppo  nel maggio del 1973 ci fu il tragico evento del GP delle Nazioni a Monza, dove il motociclismo perse Pasolini e Saarinen.

Le Aermacchi bicilindriche furono allora affidate a Walter Villa che conquistò 3 titoli nella 250 ed uno nella 350….

Pasolini era l’idolo dei romagnoli, e non solo; a lui il grande Tamburini dedicò una sua creazione: la DUCATI PASO.

Ma ritorniamo alla nostra storia.

Era appunto il 1969 quando l’australiano Kel Carruthers conquistava il titolo mondiale della 250 con la Benelli 4 cilindri.
Quell’anno si contesero il titolo della 250 Renzo Pasolini (Benelli), Santiago Herrero (Ossa), Kel Carruthers (Yamaha/Benelli), Kent Andersson (Yamaha) e Phil Read che partecipava con una Yamaha privata.

Carruthers conquistò il titolo nonostante avesse iniziato il campionato con una moto privata  senza ottenere risultati nelle prime tre prove.

Questo fu l’ultimo titolo per una quadriclindrica a 4 tempi in questa categoria; la Casa italiana aveva già vinto il titolo mondiale della 250 nel 1950 col campione cesenate Dario Ambrosini.

Andersson, Herrero e Pasolini si piazzarono nell’ordine alle spalle del pilota australiano.

In realtà Andersson aveva ottenuto un numero maggiore di punti rispetto al vincitore, per la precisione 108 (contro 103) ridotti poi a  84 (contro gli 89 di Carruthers) in base alla regola degli scarti prevista dal regolamento allora vigente.

Le vittorie nelle 12 gare in programma furono equamente divise tra vari piloti: Carruthers ne ottenne 3, al pari di Pasolini ed Herrero; due vittorie furono di Andersson e una sola se la aggiudicò Phil Read.

Carruthers si aggiudicò matematicamente il titolo solo all’ultima gara.

MA VEDIAMO COME SI SVOLSE IL CAMPIONATO GARA PER GARA

Al primo GP, in Spagna, Pasolini si schierava con i favori del pronostico.

Renzo Pasolini

Renzo Pasolini

Dopo una cattiva partenza, il romagnolo iniziò una gran rimonta, stabilì il giro più veloce e riagguantò il leader Herrero, ma poi cadde e la vittoria andò allo spagnolo della Ossa. Nel successivo GP di Germania Pasolini cadde nuovamente, questa volta guidando in prova una 350 4 cilindri: si fratturò una clavicola e dovette rinunciare alla gara della 250 ed anche al successivo GP di Francia dove la Benelli schierò Walter Villa ed Eugenio Lazzarini: ritirato il primo, settimo il secondo.
Al  Tourist Trophy la Benelli, ancora priva di Pasolini, affidò le sue moto a Phil Read e Kel Carruthers.  Fu proprio l’australiano a vincere la gara mentre Read fu costretto al ritiro.

Carruthers fu così confermato in squadra; nel GP d’Olanda risalì in sella Pasolini che vinse il GP davanti al compagno e ad Herrero, che si rifece nel GP del Belgio, dove Pasolini subì un guasto al motore e Carruthers arrivò terzo,  conquistando la terza vittoria stagionale.

Al Sachsenring vinse nuovamente Pasolini, con Carruthers quinto; Pasolini replicò al GP di Cecoslovacchia, l’australiano giunse terzo.
Ma al successivo GP di Finlandia il Paso ebbe un contatto con Andersson al quattordicesimo giro con conseguente caduta; nemmeno Carruthers riuscì ad imporsi, a causa di un calo di motore. Il GP d’Irlanda fu probabilmente decisivo per Carruthers: vinse d’autorità in assenza di Pasolini, ancora fermo per i postumi della caduta di Imatra, con Herrero finito a terra e Andersson secondo.
A due corse dal termine del campionato, il Circus mondiale approdò in Italia, ma non a Monza, sede classica del GP delle Nazioni, bensì sul circuito del Santerno, a Imola, per la prima volta elevato a rango iridato. Quell’anno si registrò l’assenza di Giacomo Agostini e della MV Agusta per protesta contro lo spostamento del GP da Monza.

Carruthers dovette cedere il gradino più alto del podio a Phil Read, in sella ad una Yamaha privata con cui l’inglese diede il massimo per vendicarsi del mancato rinnovo del contratto da parte della Benelli dopo il Tourist Trophy.

A Imola la Benelli diede una moto  anche a Gilberto Parlotti, che dopo aver resistito a lungo in quarta posizione dovette ritirarsi per noie meccaniche.
Il Gran Premio di Jugoslavia, ultimo appuntamento del motomondiale 1969, si svolse il 14 settembre sul Circuito di Abbazia.

La gara fu decisiva per l’assegnazione del titolo: a questa ultima sfida Herrero si presentava con 83 punti contro 82 di Carruthers e Andersson.

Caduto e ritiratosi Santiago Herrero, la lotta si restrinse a  Kel Carruthers e Kent Andersson, e a spuntarla fu l’australiano della Benelli, vincitore davanti a Gilberto Parlotti con l’altra quadricilindrica pesarese e ad Andersson; fu una giornata trionfale per la Benelli che conquistò il titolo mondiale marche e conduttori.

Kel Carruthers

Kel Carruthers

E fu festa in casa Benelli con Mimmo Benelli, i meccanici, Paolo Benelli e Omer Melotti che rivedevano l’arcobaleno dopo giornate di lunga burrasca.
Alla fine di quel memorabile 1969 la Benelli 250 4 cilindri venne pensionata dal nuovo regolamento che vietava motori con più di due cilindri per la quarto di litro.

La Benelli, che aveva nel frattempo già in fase di sviluppo una 8 cilindri (!) e si preparava ad una grande annata cercando d ingaggiare Santiago Herrero, cui fece anche provare la 4 cilindri, fu presa in contropiede e, complice anche la crisi finanziaria, non approntò nessuna moto per il campionato 1970. Poi nel 1971, come abbiamo già raccontato, Pasolini lasciò la Benelli.

Foto rara del monoblocco Benelli 250 8V

Foto rara del monoblocco Benelli 250 8V

E così la gloriosa pluricilindrica affidata nel corso degli anni a piloti del calibro di Grassetti, Provini, Pasolini, Carruthers,  Lazzarini, Read, Villa  e Parlotti finì la sua gloriosa carriera in un museo.

Carruthers continuò a correre con una Yamaha 250 e con la Benelli 350 4 cilindri piazzandosi secondo nel 1970 in entrambi i mondiali per poi diventare il responsabile tecnico della Yamaha 500 4 cilindri di Kenny Roberts

Il ritrovarsi in vetta al mondo alla fine del 1969 era stata una grande impresa per la Benelli, ma non le evitò la crisi industriale che covava da tempo e che portò la famiglia Benelli a cedere l’azienda a De Tomaso.

              
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Fabio Avossa

Napoletano, perito metalmeccanico, pensionato, vive a Napoli. Appassionato di motori a 2 e 4 ruote in tutti i risvolti ma con particolare interesse per la storia delle corse. Motociclista da circa 60 anni, tifa Ducati e Ferrari (made in Italy), oggi sul suo profilo Facebook si diletta a parlare di moto e auto con particolare attenzione alle vicende del Motomondiale e della Superbike.

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