I motivi di interesse di questo GP sono estranei a quelli dell’avvenimento agonistico, che possiamo sintetizzare in pochi punti: Hamilton ha messo in mostra il meglio della sua furia agonistica; ancora una volta hanno suscitato grande eccitazione, enfatizzata dalle condizioni di aderenza precaria, i sorpassi di Ricciardo; Vettel, forse liberato da pensieri contrattuali, ha dimostrato di non aver perso lo smalto; ed infine dobbiamo registrare la debacle Ferrari.
Le vere notizie di questo week end sono i divorzi di Vettel dalla RedBull e quello quasi certo di Alonso dalla casa di Maranello.
Manca l’ufficialità del passaggio di Vettel in Ferrari ma è un fatto ormai certo, nulla si sa invece del futuro di Alonso: la Honda lo vorrebbe ma la McLaren resiste, che si prospetti per lui un anno sabbatico?
Ovviamente il fatto saliente del Gp è il grave incidente di Jules Bianchi sia per le drammatiche conseguenze che per le polemiche susseguenti.
Il mio parere sull’incidente di Bianchi è molto semplice: ho più volte dichiarato la mia avversione all’eccessivo ricorso all’uso della Safety Car e perciò ancor di più mi scandalizzo del fatto che, pur essendoci una specie di carrarmato in traiettoria e in condizioni precarie di aderenza, l’esperienza di Withing, noto peraltro per essere molto “conservativo” in queste occasioni, non gli abbia suggerito di far entrare subito la Safety Car se non addirittura di esporre la bandiera rossa.
D’altronde ne aveva tutta l’autorità.
Withing avrebbe dovuto prendere in considerazione anche la circostanza per cui le scarse condizioni di aderenza determinate dalla pioggia copiosa erano aggravate da una stupida regola che non consente cambiamenti di assetto dopo le qualifiche; è una norma che posso anche comprendere in condizioni normali per evitare gli assetti “da tempo”, ma in caso di pioggia si dovrebbe consentire l’adeguamento dell’assetto altrimenti l’acquaplaning, favorito dal fondo piatto, è sempre in agguato.
Tutto ciò a prescindere dalle polemiche sull’orario di partenza “imposto” da esigenze televisive.
Non posso, in questa domenica così drammatica per la formula 1, trascurare un ricordo di Andrea De Cesaris, morto a causa di un incidente di moto sul GRA di Roma.
Era nato a Roma il 31 maggio del 1959.
Faceva parte della nutrita pattuglia di piloti italiani degli anni ’80 (De Angelis, Giacomelli, Alboreto, Patrese, Ghinzani, Gabbiani, Paletti, Fabi, Cheever) una stagione felice per i nostri colori.
Dopo la solita trafila iniziata nel 1972 con i kart, passando per le formule minori, nel 1980 gli fu offerta l’occasione di debuttare in Formula 1 nella penultima gara del mondiale in Canada, al volante dell’Alfa Romeo, in sostituzione di Vittorio Brambilla; durante le prove ottenne l’ottavo tempo suscitando l’interesse degli addetti ai lavori tanto che per la stagione successiva, 1981, venne ingaggiato dalla McLaren; si ritirò nel 1994.
Oltre che con Alfa Romeo e McLaren ha gareggiato per Brabham, Jordan, Ligier, Minardi, Rial, Sauber, Scuderia Italia, Tyrrell.
Era veloce ma anche propenso all’incidente, tanto che detiene il record negativo di ritiri, 148.
Purtroppo non riuscì mai a vincere un GP. Viene ricordato per essere stato l’ultimo pilota a conquistare il podio con un’Alfa Romeo in Formula1, al GP di Monaco del 1982.
Piaceva per il suo modo arrembante di affrontare le corse.