In qualità di appassionato di Formula 1 sono stato invitato ad esprimere un parere personale sulla vicenda che ha visto l’allontanamento di Montezemolo (perché di questo si tratta) dopo 23 anni di Presidenza Ferrari.
Mi son preso un po’ di tempo per poter ragionare sull’argomento a mente fredda; nel frattempo avrete letto e sentito di tutto e di più in televisione, sul web e sulla carta stampata.
Devo confessare che mi sono sentito in grande difficoltà perché, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali per cui Montezemolo sarebbe stato “bocciato” a causa degli scarsi risultati in Formula1, questa non è altro che una operazione di macro-finanza della quale io sono in grado di cogliere solo qualche sfumatura.
Marchionne ha bisogno di presentarsi alla Borsa di New York il prossimo 13 ottobre per la quotazione del gruppo FCA nel ruolo di gran capo dell’unica azienda automotive italiana che oggi produce ricavi. E’ evidente che la figura di Marchionne, già amministratore delegato FCA, come presidente della Ferrari rimarcherà fortemente la parentela del gruppo con un marchio prestigioso come quello del Cavallino Rampante, ottenendo così un ritorno di immagine che avrà i suoi effetti sulla borsa.
Ferrari in questo momento è il miglior Brand a livello mondiale!
Ho parlato a ragion veduta di parentela e non di appartenenza perché la Ferrari non è inglobata nel gruppo FCA ma, anche per volontà di Montezemolo, appartiene direttamente agli Agnelli attraverso la finanziaria di famiglia.
Il cambio al vertice era comunque nell’aria; già da tempo si registrava una profonda incompatibilità di carattere tra i due.
I mancati risultati in pista non giustificano un provvedimento così brusco nei confronti di un manager che per oltre un ventennio ha ottenuto risultati eccezionali, sia in campo sportivo che economico.
Ma non basta; addentrandomi in cose in cui ho scarsa competenza, ma ci provo lo stesso, ci sono stati anche motivi di attrito sulla gestione futura dell’attività industriale.
Al riguardo molti temono, come minacciato dallo stesso Montezemolo nei giorni che hanno preceduto il suo licenziamento, che la Ferrari possa “americanizzarsi”. In realtà già oggi i monoblocco in alluminio del motore V6 destinato alla Ghibli e alla Quattroporte viene fuso dalla Kokomo Industries e lavorato alla Trenton Engine Complex, aziende che fanno capo alla Chrysler, e poi spediti in Italia con buona pace delle fonderie e delle aziende meccaniche nazionali.
Ma lo scontro più duro si è avuto sui numeri di produzione; alla politica commerciale di Montezemolo che tende a contenere i numeri di produzione per mantenere alto il livello di esclusività e per preservare il valore del marchio e del parco usato si contrappone quella di Marchionne che vorrebbe superare il limite delle 7000 auto/anno per evitare che una buona fetta dei clienti inseriti nella (lunga) lista d’attesa si rivolgano ad altri marchi di pari rango.
Queste le parole di Marchionne al riguardo:
“Bisogna fare molta attenzione con la clientela Ferrari. Se la classe sociale a cui appartengono cresce, dobbiamo essere in grado di farvi fronte altrimenti esiste il rischio che si allunghino troppo le liste d’attesa e si stufino di aspettare. L’aumento della produzione però deve essere molto graduale, considerata la particolare clientela”.
Vedremo in futuro cosa cambierà nella politica industriale della Ferrari e quali effetti avrà sulle vendite e sull’immagine del marchio.
Tanto premesso rientro nel mio ruolo di appassionato di Formula 1 cercando di spiegare perché la bocciatura di Montezemolo a causa degli scarsi risultati sportivi è strumentale ed infondata, se non addirittura puerile.
Nell’immaginario collettivo la Ferrari ha l’obbligo di essere sempre presente in Formula 1, senza però vincolare questa sua partecipazione ai risultati. Prova ne sia che le auto del Cavallino si vendono soprattutto nel Nord America, in Cina e in Medio Oriente, dove la Formula 1 non ha alcun retaggio storico e ha perciò ha un appeal sul pubblico decisamente marginale.
Lo stesso Piero Ferrari ha chiaramente espresso la speranza che a nessuno venga in mente una Ferrari lontana dalle gare. Insomma il timore è che Marchionne possa ipotizzare il ritiro dalla Formula 1 in mancanza di vittorie.
Ma va anche detto che il merito del mito Ferrari basato sulla Formula 1 va ascritto decisamente a Montezemolo che è riuscito a costruirlo nel tempo.
Storicamente, infatti, il mito Ferrari era venuto a fondarsi non tanto sulle vittorie in Formula 1 quanto su quelle ottenute nelle grandi corse su strada e di durata destinate alle vetture biposto a ruote coperte della categoria Sport/prototipo e Gran Turismo, nelle quali si è scontrata con avversari blasonati quali Abarth, Alfa Romeo, Aston Martin, Chaparral, Ford, Jaguar, Lancia, Lola, Maserati, Matra, Mercedes, OSCA, Porsche.
In queste categorie la Ferrari ha avuto modo di esprimere tutta la propria fantasia tecnologica partecipando, spesso contemporaneamente regolamenti permettendo, con vetture dalle diverse caratteristiche spaziando dai motori 4 cilindri fino ai classici 12 cilindri V60°.
Il palmares della Ferrari in questo campo ha dell’incredibile: tra il 1953 ed il 1965 ha conquistato 11 titoli per vetture Sport e GT (1953, 1954, 1956, 1957, 1958, 1960, 1961, 1962, 1963, 1964,1965) per poi ripetersi nel 1972; dal 1949 al 1965 ha vinto 9 volte la prestigiosa 24 ore di le Mans; dal 1948 al 1957 ha vinto tutte le edizioni della Mille Miglia, con esclusione del biennio 1954/55; dal 1948 al 1965 ha trionfato 6 volte alla Targa Florio ed una settima volta nel 1972; ha addirittura conquistato 3 volte il campionato europeo della Montagna (1962, 1965, 1969).
Ebbene in questo stesso periodo, circa 15 anni dal 1950 al 1965, la Ferrari conquistò “appena” 6 titoli mondiali (1952/53 Ascari, 1956 Fangio, 1958 Hawthorn, 1961 Phil Hill, 1964 Surtees).
Nel 1973 le Ferrari 312PB subirono la superiorità delle Matra MS670, riuscendo a vincere solo 2 gare (Monza e Nurburgring); quello stesso anno la Ferrari, nonostante avesse già approntato la versione ’74 della 312 PB, annunciò il ritiro da queste competizioni, per dedicarsi esclusivamente al business della Formula 1.
In questo periodo entra una prima volta in gioco Montezemolo; chiamato da Ferrari in qualità di Direttore Sportivo conquista due titoli mondiali con Niki Lauda; a fine 1977 passa alla FIAT; ritornerà in Ferrari nel 1991.
A quell’epoca i risultati della Ferrari in Formula 1 già latitavano con un buco di 11 anni dal 1964 (Surtees) al 1975 (Lauda); e dopo il titolo di Scheckter, nel 1979, la pausa sarà ancora più lunga, bisognerà aspettare ben 21 anni.
Montezemolo, in qualità di Presidente, porta Todt alla Ferrari, chiude l’operazione Schumacher e la Ferrari riprende a vincere. La competitività e le vittorie ritornano già dal 1997, qualche titolo perso per pochi punti, poi dal 2000 al 2007 la storia la conoscono tutti.
Questi invece i risultati della Ferrari dal 2008 al 2013:
Anno Piloti Costruttori
– 2008 2° 1°
– 2009 6° 4°
– 2010 2° 3°
– 2011 4° 3°
– 2012 2° 2°
– 2013 3° 3°
certo manca il titolo ormai da 7 anni (compreso questo 2014) ma non si può definire un fallimento; in questi ultimi 6 anni la Ferrari in pratica è stata sempre al vertice.
In sintesi tra il 1997 ed il 2013 la Ferrari “di Montezemolo” ha vinto 6 titoli piloti, 8 costruttori ed è stata in lotta per il titolo nel 1997, 1998, 1999, 2006, 2008, 2010 e 2012.
Da appassionati Ferrari non possiamo che augurare a Marchionne, o a chi per lui, di conseguire gli stessi risultati per cui Montezemolo sarebbe stato licenziato.