Tedesco di nascita, era nato a Mainz (Magonza) il 18 aprile 1942, austriaco di adozione; quando aveva poco più di un anno rimase orfano a causa di un bombardamento durante la seconda guerra mondiale, fu adottato perciò dai nonni a Graz in Austria.
Era dotato di uno stile di guida aggressivo e spettacolare. Nel corso della sua breve carriera in Formula 1 vinse 6 Gran Premi.
A 18 anni i nonni gli regalarono una Simca con la quale partecipò ad alcuni rally senza ottenere risultati eclatanti. Ma non si scoraggiò e continuò a gareggiare, deciso a imparare e fare esperienza.
Agli inizi degli anni sessanta conobbe un pilota di Formula Junior, Kurt Bardy-Barry, che lo istradò alla guida di vetture a ruote scoperte.
Acquisita una buona tecnica, Rindt acquistò una Cooper F. Junior con la quale fin dalle prime gare riuscì a cogliere risultati più che soddisfacenti, tra cui una vittoria al Circuito di Cesenatico del 1963.
Nel 1964 la scuderia Winkelmann gli mise a disposizione una Brabham di F. 2 con la quale il Lunedì di Pasqua di quello stesso anno, conquistò la sua prima grande vittoria: fu al Crystal Palace, dove batté campioni del calibro di Graham Hill, Clark e Stewart. Queste affermazioni, e tante altre che seguirono, lo portarono alle soglie della Formula 1.
Alla fine del 1964 l’austriaco venne infatti ingaggiato dalla Cooper che lo inserì nella propria squadra ufficiale al fianco di Bruce McLaren; il debutto nella massima formula avvenne il 1° gennaio 1965, al Gran Premio del Sudafrica.
In F. 1 però le affermazioni tardarono ad arrivare mentre in F. 2 continuava a dominare. A riprova della maturazione agonistica raggiunta, il pilota austriaco nel 1965 si aggiudicò con una Ferrari berlinetta LM della NART la 24 Ore di Le Mans.
A causa del suo stile aggressivo il decano dei giornalisti inglesi, Denis Jenkinson, disse che secondo lui Rindt era velocissimo ma senza testa, tanto che se avesse vinto un Gran Premio si sarebbe tagliato per scommessa la sua famosa barba. Per inciso il giornalista si tagliò la barba quando Jochen vinse il suo primo Gp nel 1969.
Nel 1966 Rindt incomiciò a farsi valere anche in Formula 1, tanto che si classificò terzo in Campionato, dietro a Brabham e Surtees. Pur disponendo di una vettura non eccezionale, la Cooper-Maserati, in alcuni Gran Premi fu in lotta per la vittoria assoluta, come a Spa, secondo dietro a Surtees, e negli Stati Uniti, secondo dietro a Clark.
Nel 1967 e nel 1968 l’inferiorità della sua monoposto non gli consentì risultati di prestigio. Le sue doti, tuttavia, erano ormai evidentissime tanto che Colin Chapman lo volle nel team Lotus per il 1969 come compagno di Graham Hill.
Il binomio Rindt-Lotus ottenne ottimi risultati per tutta la stagione, durante la quale Rindt ottenne la sua prima vittoria in F1 al Gran Premio degli Stati Uniti. A fine campionato l’austriaco fu quarto in classifica. Questi risultati gli fruttarono la riconferma nel team Lotus per il 1970.
IL MEMORABILE GP DI MONTECARLO DEL 1970
A Montecarlo il pilota austriaco inaugurò quella serie di cinque vittorie che lo avrebbero portato alla conquista del titolo.
L’austriaco parte in quarta fila con l’ottavo tempo ma scatta male e si ritrova decimo. Davanti a tutti Stewart; nessuno dà credito a Rindt, ma la gara è lunga ottanta giri. A metà gara Stewart è fermo per un guasto e Rindt è risalito con una magnifica progressione portandosi alle spalle del battistrada Brabham con un distacco di circa 13 secondi.
Un attacco di Jochen sembra impossibile e la gara pare segnata ma non è così per il pilota che lancia la sua Lotus lungo i saliscendi del tracciato salotto con tale impeto che il distacco da Brabham cala sensibilmente riducendosi fino a 4 secondi quando mancano 3 giri alla fine della gara.
Inizia così l’ultimo giro con Rindt, che ha ridotto ancora il distacco da un secondo a pochi decimi.
Proprio all’ultima curva, quella del Gasometro, l’esperto australiano commette un errore: guarda negli specchietti e per via di un doppiato ha un esitazione andando a sbattere contro il guardrail; Rindt, freddo, lo sfila passandolo all’interno e va a vincere il Gp.
Il direttore di gara, che ormai attendeva Brabham, vede passare la Lotus sotto il suo naso e, incredulo, non abbassa nemmeno la bandiera a scacchi.
Se a Montecarlo la sua vittoria fu in parte favorita dall’errore di Brabham, in Olanda Rindt dominò incontrastato: primo al via, primo all’arrivo. Tale perentorio successo lo ripagò della sfortuna che lo aveva di nuovo colpito al G. P. del Belgio, dove era stato costretto al ritiro. Poi vennero le vittorie di Clermont-Ferrand, Brands Hatch e Hockenheim.
- Rindt al volante della Lotus 72
LA TRAGEDIA DI MONZA.
Era il giorno prima della gara, il 5 settembre, e Rindt era impegnato alla caccia della pole. Alla staccata della Parabolica la sua Lotus 72 fu vista sbandare improvvisamente sulla sinistra e schiantarsi contro il guardrail. Rindt morì pochi minuti dopo nell’ambulanza che lo stava trasportando all’ospedale Niguarda di Milano senza aver ripreso conoscenza.
Negli occhi di chi era presente quel giorno sono fissate le immagini del volto disperato della bellissima moglie Nina, ex fotomodella finlandese e la grande tristezza dell’amico di sempre, Jackie Stewart, che nascondeva le lacrime dietro gli occhiali da sole.
La Lotus in segno di rispetto il giorno dopo non schiererà le sue vetture per il Gran Premio.
Le cause dell’incidente rimasero ignote. L’ipotesi più accreditata riguarda la rottura dell’albero di collegamento del freno anteriore in-board che si tranciò di netto.
La magistratura italiana aprì un’inchiesta che mise sotto accusa la Lotus e Colin Chapman, amante in verità delle soluzioni tecniche estreme.
La vittoria di Fittipaldi al GP degli USA impedì a Jacky Ickx (Ferrari), il contendente più accreditato, di superare l’austriaco nella classifica generale; Il titolo venne perciò conferito alla memoria, caso unico nella storia del Campionato del Mondo di Formula 1, al pilota austriaco.