La predilezione di Enzo Ferrari per i motori a 12 cilindri è nota tanto che spesso nell’immaginario collettivo questa tipologia di motori viene identificata con la casa di Maranello.
In realtà la Ferrari ha prodotto motori anche a 4, 6, 8 e 10 cilindri; e proprio con un 4 cilindri ha conquistato il primo mondiale di Formula 1 nel 1952.
Ma apprendere che la Ferrari mise in cantiere addirittura un bicilindrico – e per di più per la Formula 1 – lascerà quasi certamente interdetti i lettori.
Eccone la breve storia.
Nel corso della trasferta di Indianapolis, nel 1952, l’ingegner Lampredi, rimasto impressionato dalle grosse cilindrate unitarie dei motori americani, aveva maturato l’idea di costruire un motore per la Formula 1 frazionato in due soli cilindri, ritenendo che avrebbe potuto esprimere una erogazione particolarmente favorevole rispetto ai motori più frazionati.
Tra il 1953 ed il 1955 ne studiò la fattibilità dopodiché si decise ad esporla nel corso di una riunione che, per l’esito che ebbe, rimase famosa negli ambienti Ferrari come “quella riunione”.
La riunione era stata indetta da Ferrari per definire con i propri tecnici la nuova monoposto di Formula 1; furono proposte le più disparate configurazioni di motore e Lampredi colse l’occasione per proporre la propria idea del bicilindrico.
Ferrari sollevò una immediata opposizione, ritenendo improbabile che un simile motore potesse dare buoni risultati. Lampredi infelicemente replicò: “Qui, fra tanti praticanti e praticoni, l’ingegnere sono io e io dico che andrà bene”.
Calò nella stanza un silenzio premonitore di una delle solite sfuriate di Ferrari. Questa volta invece il Drake mantenne la calma “Faremo il motore – disse lentamente – e datevi tutti da fare: voglio i disegni complessivi da passare alla modelleria. Fatemi un piano delle fusioni, delle lavorazioni, dei trattamenti, dei controlli, delle finizioni, del montaggio dei gruppi e del montaggio finale”.
Elencò minuziosamente tutte le fasi del ciclo di produzione, calcando la voce su ognuna di esse, per evidenziare l’oneroso carico che il progetto comportava. “Voglio un piano completo – concluse – e la previsione di data per andare sul banco prova”.
Si alzò e se ne andò: tutti capirono, sopratutto Lampredi, che era stata imboccata una pericolosissima strada senza ritorno.
La costruzione fu ultimata a tempo di primato; il motore – un bialbero con cilindrata unitaria di 1246,69 cc (alesaggio x corsa = 118 x 114) per una cilindrata complessiva di 2493,38cc che esprimeva una potenza presunta di 160 CV – fu fissato sul banco ma appena messo in moto strappò le zampe di attacco e saltò a sfondare il soffitto della tettoia (ma forse questo particolare fa parte della leggenda).
Il disastroso esito del test provocò un insanabile contrasto tra il progettista ed Enzo Ferrari: il “divorzio” di Aurelio Lampredi dalla Ferrari era automaticamente maturato.
Esiste anche un’altra versione, raccontata da Romolo Tavoni, al tempo segretario di Enzo Ferrari. “Ferrari non era un tecnico, ma aveva fiuto e metteva spesso i tecnici a confronto tra di loro per vedere chi era più determinato e convinto a sostenere la propria tesi; e quando Bazzi propose un 8 cilindri, Amorotti pensava a un 6 e altri volevano stare sul 12, Lampredi propose non più un 4 ma un 2 cilindri.
Il discorso di Lampredi fu questo: “Noi non dobbiamo fare il certo, dobbiamo fare sperimentazione. Questo motore avrà una coppia così alta che, considerata la media dei circuiti, sarà idoneo per l’80% di essi. Il discorso (le riunioni si verbalizzavano interamente) fu questo: (Ferrari) “Lampredi io glielo faccio fare ma lei è così convinto?” – (Lampredi) “Sì io sono convinto”, “Bene, allora, farà un anno da oggi o il 2 cilindri sarà competitivo o non avremo niente più da dirci”.
Lampredi prese la decisione di fare il 2 cilindri contro il parere di tutti, e la mattina dell’anno dopo, 365 giorni dopo, alle 11 Ferrari telefonò a Segni, il capo del personale: “Che ora è oggi, che giorno è? Bene vai in banca prendi i soldi per Lampredi, pagalo per gli ultimi due anni, digli che non c’è bisogno di venirci a salutare perché ci siamo detti tutto un anno fa”
E’ doveroso precisare che l’ing. Lampredi – approdato nel 1946 alla Ferrari che lascerà nel 1955 dopo lo “scontro silente” con Enzo Ferrari causato dal fallimento del bicilindrico – è ricordato in Ferrari per alcuni progetti di grande successo; suo infatti è il primo motore di grossa cilindrata (4500cc) che regalò alla Ferrari la prima vittoria in Formula 1 nel 1951 a Silverstone e suo anche il progetto della 500 F2 che portò alla Ferrari i primi due titoli mondiali nel 1952 e nel 1953.
Passato in FIAT progettò motori particolarmente apprezzati tra cui quello per la Fiat 124 che rimase in produzione, in diverse configurazioni di cilindrata e distribuzione, dal 1966 al 2000 ed il V6 della Fiat Dino.