Il dominio incontrastato della Red Bull di Vettel da quattro anni ad oggi – e sarebbero stati cinque se nel 2009 la monoposto non avesse accusato problemi di affidabilità – hanno alimentato dubbi e sospetti sui segreti della vettura: si è parlato di software al limite del regolamento, di scarichi non sempre a norma, di flessibilità oltre il consentito di alcune parti della vettura.
In realtà il segreto di questa formidabile arma da guerra ha un nome ben preciso: Adrian Newey, esperto progettista e abilissimo nella interpretazione estrema dei regolamenti tecnici.
Per spiegare perché riteniamo Newey la vera carta vincente basta ricordare che team diversi, quali Williams, McLaren e Red Bull, sotto la sua guida tecnica hanno conquistato circa la metà dei Campionati degli ultimi 21 anni a partire dal titolo di Mansell con la Williams nel 1992.
Newey è dunque il progettista di maggior successo nella storia della F1 con 10 titoli per costruttori ed é l’unico ad averlo fatto con tre squadre diverse: Williams (1992 – FW14B; 1993 – FW15C; 1994 – FW16; 1996 – FW18; 1997 – FW19); McLaren (1998 – MP4/13) e Red Bull (2010 – RB6; 2011 – RB7; 2012 – RB8; 2013 – RB9) e 10 titoli conduttori: Mansell (Williams) 1992; Prost (Williams) 1993; Hill (Williams) 1996; Villeneuve (Williams) 1997; Hakkinen (McLaren) 1998 e 1999; Vettel (Red Bull) 2010, 2011, 2012 e 2013.
AGGIORNAMENTO: al prestigioso elenco di piloti Campioni del Mondo alla guida di monoposto progettate da Newey si è aggiunto il nome di Max Verstappen iridato nel 2021, nel 2022, nel 2023 e …
E’ nato a Stratford-Upon-Avon, in Inghilterra, il 26 dicembre 1958 e si è laureato all’Università di Southampton nel 1980.
Subito dopo gli studi entra nel team Fittipaldi di Formula 1 sotto la guida di Harvey Postlethwaite. Nel 1981 viene assunto alla March per occuparsi di Formula 2; poi realizza il suo primo progetto, la March GTP, vettura di grande successo con cui conquista il titolo IMSA per due anni consecutivi. Nel 1984 realizza la monoposto per la categoria Indycar con la quale ottiene sette vittorie tra cui la 500 Miglia di Indianapolis. L’anno successivo conquista il titolo CART con Al Unser.
Nel 1986, mentre la sua monoposto riconquista il titolo CART con Bobby Rahal, dopo un breve periodo con la fallimentare FORCE (una team americano di F1, noto anche come Lola-Haas, fondato da Carl Haas e Teddy Mayer nel 1984 e finanziato dalla Beatrice Foods), rientra alla March come capo progetto per la Formula 1; qui, in un’epoca dove l’aerodinamica delle Formula 1 era ancora poco evoluta, Newey ebbe modo di mostrare le proprie capacità innovative. La vettura che realizzò per il 1988 si dimostrò competitiva arrivando a condurre per alcuni giri il GP del Giappone con Ivan Capelli.
Nel 1989 la Leyton House, una immobiliare giapponese che aveva sponsorizzato il team March dal 1987, acquisisce totalmente il team e lo ribattezza con il proprio marchio.
L’8 luglio 1990 si disputa GP di Francia al Paul Ricard; nelle qualifiche Nigel Mansell conquista la pole position; Capelli con la Leyton House è settimo. Al via Berger va in testa davanti a Mansell, Senna, Nannini, Patrese, Prost. Ben presto i piloti di testa si fermano a cambiare le gomme, non le Leyton House che dimostrano così di far lavorare meglio gli pneumatici. Capelli sale al comando ma poi è costretto a rallentare per problemi al propulsore Judd; questo consente a Prost di avvicinarsi e superare il pilota italiano a tre passaggi dal termine e così Capelli e la Leyton House si vedono sfuggire di mano una più che meritata vittoria.
Nel 1991 Newey viene licenziato (!) e passa alla Williams dove stabilisce un valido sodalizio con Patrick Head tanto da diventare la coppia dominatrice degli anni novanta. Già a metà stagione 1991 la FW14 di Newey si dimostra competitiva ed il titolo non sfugge a Mansell nel 1992, ripetendosi poi nel 1993 con Prost.
Nel 1994 ci fu la tragedia di Senna ed iniziò l’epopea Schumacher/Rory Byrne. Il 1996 è l’anno di del titolo di Damon Hill; nel 1997, mentre la Williams da lui progettata conquistava l’ennesimo titolo con Jacques Villeneuve, Newey passava alla McLaren dove realizzò per la stagione 1988 la MP4/13 che ben presto si rivelò l’auto da battere. Arrivarono i titoli nel 1998 e 1999, e per poco mancò un terzo titolo nel 2000 con Hakkinen. Alla fine del 2000 pochi avrebbero potuto prevedere che i successivi cinque anni avrebbe conseguito solo 15 vittorie e nessun titolo.
Dopo un tentativo di Bobby Rahal, andato a vuoto, di accaparrarselo per il 2001 alla guida della Jaguar F1, nel 2006 Newey lascia la McLaren e approda alla Red Bull. L’8 novembre del 2005 la Red Bull Racing annuncia che Newey sarebbe entrato nel team a partire dal febbraio 2006. Si concentra subito sul progetto della RB2, dove si possono già notare dei miglioramenti significativi nell’aerodinamica. I motori, che per quella stagione sono della Ferrari, dal 2007 vengono forniti dalla Renault su richiesta dello stesso Newey che ritiene il motore francese di più facile installazione.
Alcuni problemi tecnici e la mancanza di piloti di punta non fanno ottenere i risultati sperati. Nel 2008 la RB4, evoluzione della RB3, ottiene alcuni podi e si dimostra in crescita. Nel frattempo la Toro Rosso, squadra satellite della Red Bull, ottiene clamorosamente pole e vittoria a Monza sotto l’acqua con l’astro nascente Sebastian Vettel. E’ il tassello mancante per il conseguimento del successo pieno: la Red Bull lo ingaggia per l’anno successivo.
Nel 2009 Vettel regala al team austriaco la prima pole e, sopratutto, la prima vittoria in occasione del GP di Cina. Poi la serie si allunga in Gran Bretagna (Vettel), Germania (Webber), Giappone (Vettel), Brasile (Webber), e Abu Dabi (Vettel). Il tedesco arriverà secondo nel mondiale e così anche il team, a dimostrazione che la squadra è sulla giusta strada e che Newey é tornato a progettare monoposto vincenti.
Ed infatti …