A volte si ricorre ad immagini e situazioni forti per sensibilizzare gli utenti della strada.
E’ di questi giorni la comunicazione dei dati riguardanti gli incidenti stradali occorsi in Italia che nel 2013 hanno visto una ulteriore diminuzione del tasso di mortalità sulle strade italiane.
Non avendo ancora i numeri ufficiali per l’anno appena trascorso, vi ragguaglio però con precisione sui numeri del 2012:
186.726 incidenti stradali con lesioni a persone. I morti sono stati 3.653, i feriti 264.716.
Rispetto al 2011, gli incidenti diminuirono del 9,2%, i feriti del 9,3% e i morti del 5,4%.
Tra il 2001 e il 2012 la riduzione delle vittime della strada è stata pari al 48,5%, con una variazione del numero dei morti da 7.096 a 3.653.
Per chi come me, con la sua ASD è impegnato da anni attivamente in varie forme per promuovere la sicurezza stradale, è un risultato di indubbio valore, anche se il tributo di sangue che giornalmente siamo costretti a versare è troppo grande.
Più di 3500 persone sono una enormità, un intero paese che scompare, e con questa immagine ricordo vivamente un cortometraggio animato che un mio illustre concittadino, Bruno Bozzetto, presentò ad una conferenza sugli incidenti stradali anni fa:
In questo cortometraggio vi si rappresentava proprio un paese, un piccolo paese dell’aldilà, dove i residenti erano tutti defunti a causa di un incidente stradale, ed ognuno raccontava la sua storia. Un modo geniale di indurre a ragionamenti forti pur usando mezzi ed immagini tutto sommato soft; molto spesso le campagne sulla sicurezza stradale usano invece immagini cruenti. Impubblicabili nel modo più assoluto alcune immagini che ho ricevuto dall’estremo oriente, crude al punto tale da esporre alla visione di chiunque corpi massacrati (e ben particolareggiati) nel mezzo della strada.
Molto spesso critico alcune campagne, perché puntano dritto a bersagli errati e falliscono nell’obiettivo di dare una buona informazione; mi spiego meglio: QUALE TAGLIO PER LE CAMPAGNE SULLA SICUREZZA? Fino a oggi spesso ci si è limitati a dire che correndo si rischia di farsi male, o che guidando ubriachi si perdono le cognizioni necessarie alla guida.
Cosa che molti sapevano già, ma questo messaggio non viene recepito, ne dai diretti interessati che non si sentono mai di far parte della schiera chiamata in causa, e tanto meno da chi si sente al sicuro, poiché non bevendo e magari tenendo un atteggiamento prudente nella guida, a sua volta non si sente chiamato in causa.
In realtà è l’opposto a fare numeri da spavento: la vera emorragia è realtà costituita da quelle massaie che vanno al lavoro o da padri di famiglia o rappresentanti in viaggio o quant’altro. Proprio per questo ho voluto cogliere l’occasione con questo mio articolo, per segnalarvi le due campagne, di cui una vi ho già mostrato e l’altra viene dalla Nuova Zelanda, in cui due persone che stanno per scontrarsi hanno un attimo di “pause” per parlarsi e riconoscere entrambi i propri errori.
Buona Visione