Nel panorama dell’abbigliamento tecnico e protezioni per il motociclista il casco riveste senza dubbio un ruolo di leader, è obbligatorio dal 1986 (ad oggi è il solo articolo tecnico obbligatorio) ed ha il compito di proteggere la nostra testa in caso di caduta. Nel giro di circa 30 anni si è trasformato da semplice calotta in cuoio in un oggetto tecnologicamente molto avanzato.
Un moderno casco si compone di:
– calotta esterna;
– calotta interna;
– imbottitura interna;
– visiera;
– sistema di chiusura.
La calotta esterna è l’involucro esterno del casco e fondamentalmente può essere di due tipi: in materiale termoplastico oppure in fibra. Le calotte termoplastiche sono costituite da resine plastiche stampate ad iniezione. Si parte da granelli come questi: i quali vengono fusi e pressati nello stampo per ottenere la forma desiderata. Ogni casa produttrice ha la sua resina specifica, ma si tratta sempre di resine di policarbonato, che in alcuni casi riescono ad offrire ottime prestazioni in termini di resistenza all’ impatto.
Le calotte in fibra invece sono costruite sovrapponendo vari “fogli” di kevlar e carbonio, con l’aggiunta di resine, anche qui ogni azienda ha la sua segretissima super fibra brevettata che pero’ quasi sempre porta allo stesso risultato finale.
Data la diversa tecnologia costruttiva e la diversa natura dei materiali si intuisce subito che i caschi in policarbonato sono piu’ economici di quelli in fibra, i quali sono piu’ resistenti e complessivamente migliori.
La calotta interna è lo strato interno del casco, generalmente costituita da polistirolo espanso a bassa/media densità. Alcuni caschi hanno la calotta interna a densità differenziata, ovvero in alcuni punti è piu’ densa ed in alcuni piu’ morbida per migliorarne il comportamento in caso di impatto.
Per meglio capire il perché dell’utilizzo di questi materiali è opportuno chiarire come ‘’lavora’’ un casco in caso di impatto. Quando il casco è soggetto ad un urto la calotta esterna si deforma e cosi’ facendo riesce ad assorbire l’energia dell’impatto distribuendola su una superficie piu’ ampia in modo da ridurne gli effetti. La calotta interna invece funge da cuscino, assorbendo la deformazione della calotta esterna in modo da non trasferire tale energia di deformazione alla testa. Questo è il motivo principale per cui un casco dopo un impatto DEVE essere sostituito poiché non è piu’ in grado di assorbire energia di deformazione.
Soffermiamoci ancora un attimo sulla deformazione, a volte ci capita di analizzare un casco dopo un incidente, istintivamente siamo portati a pensare che se il casco è ancora integro è un buon casco ed ha lavorato bene, se invece notiamo zone in cui si è deformato pensiamo che abbiamo buttato i nostri soldi e quel caso non è buono…è esattamente in contrario! Se il casco è rimasto integro durante l’impatto significa che non ha assorbito energia e l’ha trasferita totalmente alla testa, viceversa se si è deformato (entro certi limiti) significa che ha svolto in pieno la sua funzione perché ha assorbito e dissipato l’energia dell’impatto limitando la quantità che ha raggiunto la nostra testa. Noto il ‘’comportamento’’ del casco si evince chiaramente la superiorità delle calotte in fibra rispetto a quelle in policarbonato.
L’imbottitura interna ha il duplice compito di rendere il casco confortevole da indossare e di far aderire perfettamente la testa al casco rendendoli quasi un tutt’ uno, la perfetta aderenza testa/casco è fondamentale per la sicurezza, poiché fa si che il casco resti in posizione durante l’impatto. Gli interni sono quasi sempre fatti di schiuma di poliuretano ricoperti da un tessuto di nylon e cotone molto morbido al tatto, deve essere traspirante in modo da disperdere l’umidità, e possibilmente antiallergico. L’imbottitura interna deve anche essere removibile, sia per permetterci di lavarla sia perché puo’ essere utile sostituirla del tutto dopo qualche anno.
La visiera, sempre in materiale plastico, non ha compiti strutturali, ma ha l’importante ruolo di proteggere gli occhi ed il volto da eventuali detriti sparati dai veicoli che ci precedono. Quasi tutti i marchi ormai offrono visiere con trattamenti antiappannamento e con sistemi di sgancio rapidi che permettono di sostituirla in poco tempo e senza smontare nulla. Ricordiamo che le visiere scure o specchiate NON sono utilizzabili su strada, ma solo in pista.
I sistemi di chiusura sono di due tipi: ad anello e rapido. Il sistema ad anello è stato brevettato dalla Arai ed ormai è utilizzato da quasi tutti i costruttori nel caschi di alta gamma, il sistema rapido invece, sebbene per alcuni è considerato meno sicuro, senza dubbio è molto piu’ comodo e veloce. I cinturini sono fatti di nylon a trama molto stretta, molto simili alle cinture di sicurezza delle auto, in modo da essere sicuri che il casco resti al proprio posto in caso di caduta.
Molto importante è anche il sistema di areazione dei caschi, soprattutto nei mesi estivi, permette l’ingresso di aria fresca nel casco, con tutti i benefici che ne comporta, attraverso le prese posizionate sulla parte superiore e sulla mentoniera, e di far uscire l’aria calda attraverso le bocchette presenti nella parte posteriore.
I caschi da moto devono essere omologati, devono avere una targhetta cucita all’interno (di solito sul cinturino) con un codice del tipo
che sono rispettivamente il codice del paese che l’ha omologato, il numero di omologazione ed il numero di produzione.
Il consiglio è di non badare a spese quando dobbiamo comprare un casco, magari se il nostro budget è limitato rinunciamo a grafiche accattivanti (che fanno lievitare i prezzi) e comperiamo un anonimo casco nero, ma compriamolo di una marca nota e possibilmente in fibra e soprattutto integrale, i caschi aperti non proteggono il volto…vi lascio immaginare le conseguenze….