Stars & Stripes Stories: Fred “Flyning” Merkel, SBK legend!
Fred Merkel in azione in sella alla Honda VF 750 V4 con cui vinse il primo titolo AMA (in copertina)
La prima puntata di Stars & Stripes Stories, non potevo aprirla che con lui: Fred Merkel, il primo (bi)campione del Mondiale SBK, un fuoriclasse assoluto capace di battere piloti del calibro di Spencer, Rayney, Schwantz e vincere ben 3 titoli AMA SBK, un record assoluto negli anni ‘80/’90, di tale portata che in patria era ben più famoso di altri piloti USA idolatrati in Europa.
Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, per puro caso, in una piccola birreria vicino a casa mia ormai chiusa da anni. Allora in Italia era ancora una figura sconosciuta, appena giunto dagli USA, dove divideva il team ufficiale Honda con uno scomodo Wayne Rayney, per approdare in un team nostrano, nella mia Bergamo; il Team Rumi, che anche grazie a lui divenne il top team della SBK vincitore del mondiale SBK 1988, 1989 e persino dell’Europeo 1990, quando Fred, infortunatosi a Suzuka durante la famosissima 8 ore di Endurance, dovette cedere lo scettro del mondiale, fino a quel momento ancora ben saldo nei manubri della sua RC30.
Io e lui legammo immediatamente, diventammo praticamente inseparabili, grazie a lui corsi negli USA, e dopo tanti anni ci teniamo in contatto come sempre (coincidenza, domani dovrei ricevere la visita di suo figlio Travis, altro pilota di casa Merkel).

SBK Starting grid Daytona 1985, a partire da dx: Freddie Spencer, Fred Merkel, Kevin Schwantz, Wes Cooley, Sam Mc Donald
La cosa che chiunque abbia idea di chi fosse veramente Fred si domanda, è perchè la sua fama sia di gran lunga inferiore a moltissimi altri protagonisti della SBK e del motomondiale, in cui “The Flyning” si cimentò occasionalmente con la Honda 500 del team Gallina facendo vedere subito di che pasta era fatto. A questa domanda posso rispondere io, ed in maniera alquanto semplice: Fred era (e credo non sia cambiato di una virgola) un ragazzone spontaneo, schietto, poco propenso al pubblico e vero antidivo. Non pensiate che fosse schivo, o se “la tirasse”; tutt’altro!
Era solo amante di un quieto vivere, lontano dalle grandi folle e dalle Metropoli che non avevano per lui alcuna attrattiva. Aveva già pianificato di trasferirsi a carriera conclusa, in Nuova Zelanda, che con la sua bassissima densità di popolazione e l’immensa distesa verde che ricopre la maggior parte di questa nazione, sembrava essere il suo ritiro ideale e lo è effettivamente diventato, visto che oggi, dopo varie vicissitudini dirige una compagnia di costruzioni “Merkel Engineering” dove il buon Fred è sempre presente in prima persona, con la tuta da operaio e lavora insieme al figlio (pure lui discreta manetta).
Fare un sunto numerico della sua carriera, vi fa rischiare di impazzire in un sequel di numeri allucinanti… che ne dite di uno che a tredici anni aveva già vinto la bellezza di 500 (CINQUECENTO GARE) con il dirt track?
Che pochi anni dopo riceverà l’onorifico “Black Plate” (tabella portanumero nera) con il numero 1 per la sua millesima vittoria? Numeri da gigante del motociclismo, ed insieme a Mike Baldwin, vinse persino la 8 Ore di Suzuka del 1984, la prestigiosissima gara di endurance che per i giapponesi vale come un mondiale.
Divenne così il vero pupillo della casa dell’ala dorata. Merkel è soprattutto tre volte AMA Superbike Champ, vincendo nel 1984 e nel 1985 sulla Honda VF 750 e nel 1986 sulla VFR 750 F; inoltre insieme a Mat Mladin è detentore del record per maggior numero di vittorie in una singola stagione.

Con Sheene e Schwantz al “Transatlantic Tropjy”, una gara a squadre, vera sfida annuale tra USA & GB.

La sua prima gara con il team Rumi è del 1987 nel mondiale F1, secondo in sella ad una VFR750 F rimediata al volo
Senza contare che appena arrivato in Europa, con una prova di forza e di classe esaltante fece suoi i primi due mondiali SBK della storia, nonostante la sua moto non fosse certo la migliore del lotto; anche nel 1990 rimase in testa alla classifica fino all’incidente di cui vi ho già accennato, per poi dover alzare bandiera bianca.
Tornato in patria nel 1994, vinse ancora: in sella alla Suzuki (di cui curerà lo sviluppo dei nuovi “Gixxer”) domina la classe 750. Nel 1995 in Arizona, trova al Firebird International Raceway la fine della sua carriera: il motore della sua SBK esplode in pieno rettilineo, e la moto impazzita lo trascina contro il muro dei box a velocità folle. Un botto incredibile che gli fa rischiare dapprima la vita, poi resterà con il terrore di una paralisi, ma fortunatamente, la sua incredibile fibra lo restituisce alla vita di sempre in ottime condizioni.
(1988 Fred “Flyning” è il primo Campione del Mondo SBK. Il casco che gli vedete in testa, reca sul retro la scritta “..if you want blood you’ve got it!” (..se vuoi il sangue, l’hai trovato!) mi fu regalato subito dopo la vittoria del mondiale. A quel f****** che me l’ha rubato, auguro tante belle cose, purtroppo non pubblicabili….)
Ricordo benissimo la prima volta in cui riuscii a raggiungerlo telefonicamente, quando era ancora in ospedale ma con i rischi peggiori ormai alle spalle; indimenticabile è la prima frase che mi pronunciò con voce squillante, persino allegra rispondendo al mio consueto “come stai?”.
Mi disse testualmente: “Barry, I’m ALIVE, HAPPY ‘n RETIRED!” (Barry, son VIVO, FELICE e IN PENSIONE! n.d.r.)
Concludo con una piccola curiosità: il suo soprannome “The Flyning”, (il volante) non è dovuto alle sue performances velocistiche da aviazione, ma ad una vecchia foto dei primi del ‘900 che ritraeva una moto di grossa cilindrata con scritto sul serbatoio “The Flyning Merkel” e di cui il nostro Fred non è mai riuscito a rintracciare il costruttore… ci riusciremo noi?
Ho voluto lasciare per ultima questa foto che arriva da Taupo (Nuova Zelanda), sua città attuale, dove corse nel dicembre 2010 una 3 ore di Endurance vinta in coppia con il figlio: dall’inossidabile sorriso del Flyning, sembra che il divertimento non sia mancato…