Periodicamente sale alla ribalta delle competizioni qualcuno che lascia un’impronta nell’evoluzione dello stile di guida. Surtees è stato uno di questi; con la sua caratteristica di buttare il corpo all’interno della curva, applicando una tecnica sviluppata facendo il passeggero nel sidecar del padre.
Ha aperto così una nuova scuola nel modo di padroneggiare la moto in curva; si era reso conto che spostando il peso del corpo all’interno della curva modificava favorevolmente il rapporto fra baricentro, angolo di inclinazione e forza centrifuga. Resta scolpito nelle memoria dei fortunati spettatori il suo modo di affrontare le curve di Lesmo a Monza: metteva la moto di traverso in staccata e in derapata percorreva tutta la curva.
Era dotato di una guida pulita; si trovava a proprio agio con qualsiasi mezzo, a due o quattro ruote. Un talento naturale dimostrato anche in Formula 1 dove era considerato un personaggio scomodo, proprio per le sue conoscenze tecniche. Era meticolosissimo: quando fu ingaggiato dalla MV Agusta, nel 1956, si presentò di buon mattino a Modena per svolgere i primi test e cominciò subito a girare in pista; andava pianissimo e non compiva più di uno o due giri di fila, si fermava continuamente ai box per chiedere modifiche alla posizione di guida, alle sospensioni, ai rapporti, alla carburazione. Trascorse così tutta la giornata ma i tempi non venivano fuori tanto che al box cominciarono a dubitare del suo talento. Venne il momento, all’imbrunire, di riportare le moto in fabbrica. Gli segnalarono di fermarsi, cosa che fece, ma chiese di fare ancora un paio di giri; gli fu concesso, anche se controvoglia pensando che ormai non sarebbe servito a nulla. Ripartito dai box, quasi al buio totale, Surtees abbassò tre volte consecutive il record della pista, lasciando tutti a bocca aperta. Era anche uno stratega perfetto, con un’aggressività di guida controllata.
Conosciuto dagli appassionati come “Big John” o “il figlio del vento”, per inquadrare il personaggio potrebbero bastare i suoi successi più importanti: 7 volte Campione del Mondo di motociclismo, Campione del Mondo in Formula 1 nel 1964; Campione Europeo di Formula 2 in qualità di costruttore.
Nato a Tatsfield in Inghilterra l’11 febbraio del 1934, gareggiò dal 1951 al 1972. Surtees è morto a Londra il 10 marzo 2017.
Nel motociclismo, combattendo contro avversari quali Duke, Hartle, Hocking, McIntyre, Minter, Venturi, realizzò 3 doppiette mondiali conquistando 3 volte il titolo della classe 350 su MV Agusta (1958/59/60) e 4 volte quello della classe 500 su MV Agusta (1956/58/59/60). Nel triennio 1958/60 ottenne il massimo punteggio possibile (vigeva la regola degli scarti) per la conquista dei tre titoli della 500; nel 1959 conquistò la vittoria in tutti i gran premi delle 350 e delle 500.
In Formula 1 si è battuto con piloti del calibro di Bandini, Brabham, Clark, Graham Hill, Hulme, Gurney, McLaren ed ha conquistato il titolo nel 1964 con la Ferrari con la quale ottenne 4 vittorie (Germania ’63, Germania ’64; Italia ’64, Belgio ’66). Successivamente vinse il GP del Messico del 1966 su Cooper Maserati ed il GP d’Italia del 1967 con una Honda.
In qualità di costruttore ha conquistato un titolo Europeo di Formula 2 nel 1972 con Mike Hailwood, un campionato di Formula 5000 nel 1972 con Van Lennep e qualche buon piazzamento – un 2° posto di Hailwood al GP d’Italia del 1972 e un 3° posto di Carlos Pace al GP d’Austria del 1973 – in Formula 1.
Nel 1978, visti gli scarsi risultati, dovuti anche a difficoltà finanziarie, concluse l’attività di costruttore e da allora si è dedicato con entusiasmo alle manifestazioni rievocative.
Purtroppo la sua passione per i motori nel 2009 è stata messa a dura prova dalla morte del figlio diciottenne Henry avvenuta nel corso di una gara di Formula 2 sul circuito di Brands Hatch.
«Esperienza, conoscenza meccanica, pratica di velocità, senso agonistico e operosità di umile lavoro» queste, nelle parole di Enzo Ferrari, le doti che alimentavano in lui le simpatie per gli «ex motociclisti» e che, secondo Ferrari, Surtees possedeva interamente. E così nel 1963 approdò alla Ferrari; quello stesso anno vinse la sua prima gara di Formula 1.
Il 24 settembre 1965 ebbe un gravissimo incidente alla guida di una Lola CAN AM; i giornali titolavano «Surtees, paralisi o morte» ma ben presto fu fuori pericolo. Nel marzo del 1966 arrivò a Maranello. Parlò a lungo con Ferrari; poi arrivò l’ordine di preparare una macchina. Fu messa in pista a Modena una vecchia 1500 con motore 2400 6 cilindri. Una volta entrato nell’abitacolo stette qualche secondo immobile. Poi diede l’OK ai meccanici. La macchina si avviò; non fece più di dieci giri. La moglie Pat, che gli faceva da cronometrista, diede l’annuncio: John aveva girato in 54’6, nuovo record della pista. Lui arrivò ai box e si calò gli occhialoni sul collo. Glielo dissero. Sorrise. Sei mesi prima era stato dato per finito!
Il divorzio – Surtees, grande amante della meccanica soffriva l’impossibilità di un coinvolgimento diretto nel reparto tecnico della Ferrari; incominciò perciò a collaborare con Eric Broadley che dirigeva la Lola con la quale ebbe poi il drammatico incidente. Surtees vinse le prime gare del 1966 ma poi, purtroppo, esplose la polemica di Montecarlo con Dragoni, il direttore sportivo. Surtees avrebbe voluto correre con la 246, 2400 6 cilindri, compatta, maneggevole, l’ideale per le stradine del Principato. Dragoni gli impose la nuova 312, la 12 cilindri, affidando la 246 a Bandini. Informato di queste divergenze Enzo Ferrari mandò in incognito alla gara successiva di Spa un proprio incaricato con il compito di annunciare il licenziamento di Surtees appena terminata la gara. Surtees vinse sotto il diluvio. «È arrivato primo – telefonò a Maranello l’inviato – cosa debbo fare?». Dopo una brevissima pausa, «Sospendi e torna a casa» fu la risposta di Ferrari. Ma cinque giorni più tardi maturò comunque il divorzio.
A Le Mans, per la 24 Ore, Surtees, che aveva segnato il miglior tempo in prova tra i ferraristi, si vide assegnare da Dragoni il ruolo di riserva. Deluso, lasciò il circuito, andò a Maranello e sciolse il contratto. Surtees e Ferrari si lasciarono lealmente, sicuramente con dei rimpianti. «Poteva essere – racconta Ferrari – campione per la seconda volta. Ma aveva atteggiamenti polemici nei confronti di Bandini, di Dragoni e dei tecnici del reparto corse». Ma il commento di Enzo Ferrari al momento del divorzio, pur rivelando la profonda stima per il pilota, rimane uno dei più taglienti rilasciati dal costruttore: «So quello che perdo, non so invece quanto perderei se lo confermassi». I motivi reali del divorzio rimasero sempre all’ombra del mistero; tempo dopo Surtees così si pronunciava sull’argomento: «…. ma di questo non voglio parlare perché promisi al Commendatore che i motivi della mia partenza da Maranello li avremmo conosciuti soltanto io e lui. Lui era un uomo di parola e io non tradirò mai la sua fiducia.»