Matteo è stato il primo pilota disabile ad ottenere la licenza di pilota velocità nella FMI
Dei miei amici DiDi (Diversamente Disabili) vi ho già parlato, proponendovi delle storie spesso incredibili per la tenacia, la passione, le battaglie ed il coraggio dei suoi protagonisti. Motociclisti indomiti da cui spesso possiamo trarre non poco insegnamento.
Ma la storia più incredibile che ho mai visto tra questi ragazzi, la sta vivendo proprio ora, ed è semplicemente assurda; io aspetto solo di leggere le motivazioni della incredibile sentenza emessa da un giudice della Corte d’Appello.
Mi spiego meglio: Matteo Baraldi è uno dei fondatori della Onlus Di.Di., l’associazione che aiuta a mettere in sella, o a rimettere in sella, i disabili. Lui stesso disabile, è stato il primo ad otternere la licenza FMI nonostante la sua menomazione e corre in pista grazie a una protesi.
La sua battaglia, tra tribunali, istituzioni e centri medici, ha reso più facile l’iter di chi vuole ottenere la licenza sportiva anche con evidenti menomazioni fisiche ed ha anche dato apporto ai destinatari della patente A Speciale.
Matteo il braccio lo ha perduto il 6 novembre di 14 anni fa (perdonatemi ma vado a memoria), in un frangente che ben ricorda, visto che sicuramente non lo potrà mai dimenticare. Con la sua moto, Cagiva Mito 125, stava percorrendo una strada abituale tra Sirmione e Pozzolengo (provincia di Brescia, zona lago di Garda n.d.r.)
Andava a velocità moderata, anche per via dell’asfalto rovinato che rendeva poco agevole il tratto e purtroppo ci si mettono anche i vari trattori che abitualmente transitano quella strada, lasciando tracce di terra e sporco sul manto stradale, quali sono state le causa della sua caduta.
«Mi sono rialzato, la testa era stata protetta dal casco – racconta Matteo – Non sentivo niente: solo il battito del cuore. Poi mi sono inginocchiato, ho tentato di appoggiarmi con le braccia. In quel momento ho visto che non avevo più il braccio destro e che c’era un lago di sangue. Il primo a soccorrermi è stato un contadino: mi diceva che non mi ero fatto niente».
Da quel momento, oltre alla sua battaglia personale per tornare alla sua passione motociclistica, Matteo ne aveva ovviamente intrapresa anche una legale: assistito dal suo avvocato Pierluigi Bianchi, era uscito vincitore in primo grado, con un indennizzo di 1 milione di euro.
Ma adesso la sentenza della Corte d’Appello di Brescia, su ricorso richiesto dal Comune di Pozzolengo, ha ribaltato tutto!
“Indennizzo rifiutato e una richiesta di euro 60.000 di spese legali che dovrà sostenere interamente Matteo Baraldi.”
Matteo è un normale impiegato, padre di famiglia, con due bimbe da mantenere, e questa sentenza beffa (di cui peraltro non abbiamo ancora le motivazioni) rischia di sconvolgere il suo status vitale in tutto e per tutto.
Io personalmente ho appena ricevuto conferma dalla Onlus Didi (Presidente Emiliano Malagoli), che farà di tutto per dare sostegno a Matteo in questa battaglia legale.
Mentre qui ho creato un gruppo Facebook “AIUTAMO MATTEO AD AVERE GIUSTIZIA“
Dove moltissimi motociclisti e non, hanno già aderito in massa per testimoniare la loro solidarietà a Matteo, ed appena sapremo come sarà meglio farlo, gli daremo tutto il nostro sostegno! Attendo un segnale da tutti, da motociclisti, da amici, da cittadini che rispettano lo stato e le sue leggi, ma che proprio per questo non tollerano palesi ingiustizie.