Il concetto di fortuna e sfortuna ricorre spesso nell’ambiente delle corse; di alcuni piloti si dice che tutta la loro carriera sia stata costellata di episodi sfortunati, di altri che gli sia andato sempre tutto liscio.
In realtà episodi più o meno fortunati tendono a compensarsi nel corso di una stagione o di una intera carriera ma per alcuni questa legge di compensazione sembra non realizzarsi; uno di questi è stato certamente Chris Amon.
Enzo Ferrari affermava che “La sfortuna non esiste, c’è soltanto quello che non abbiamo saputo o potuto prevedere” però su Amon scrisse: “Chris Amon: un Nazzaro degli anni Sessanta, ma senza la sincerità umana dell’indimenticabile artista del volante. In tre anni di corse sulle Ferrari non conseguì i successi che meritava. Vinse sulle Sport Prototipo e il campionato di Tasmania. Mai un Gran Premio di Formula1. Buon collaudatore, anzi ottimo, guidatore fine e pulito, avrebbe dovuto farsi coraggio in gara. Una forza che invece gli è mancata. Dopo il suo periodo alla Ferrari ha invano tentato con squadre e vetture diverse di superare le avversità che accompagnavano ogni momento della sua carriera. Tornato nella natia NuovaZelanda, si è dedicato alla famiglia. Quando ha compiuto quarant’anni gli ho inviato una fotografia con la dedica ‘al pilota più bravo e più sfortunato’. Chissà se sarà creduto quando racconterà ai figli – ha avuto nel 1980 due gemelli – quanto poco c’è mancato perché diventasse uno dei più grandi assi del volante?”
Un altro a non credere alla sfortuna era Jacky Stewart: “Non credo alla sfortuna. Alla fortuna sì. Alla sfortuna no. Coloro che hanno la fama d’essere sfortunati sono in generale coloro che non fanno tutto il necessario per eliminare la sfortuna”.
Al riguardo, anche lui si espresse così su Amon: “un ragazzo affascinante, dotato di un enorme talento naturale, ma completamente disorganizzato. Ecco perché nonostante l’eccezionale qualità della sua guida, non riuscì mai a vincere un Gran Premio.”
Alcuni anni dopo, in occasione della presentazione del libro “Forza Amon”, straordinaria fu la battuta di Mario Andretti: “Se Chris avesse un’impresa di pompe funebri, la gente smetterebbe di morire”.
Nonostante ciò Chris si guadagnò la stima del direttore tecnico Ferrari. Amon dunque si rivelò un collaudatore impeccabile; gli bastavano pochi giri per capire la macchina e suggerire il corretto assetto.
Ma, nonostante le indubbie capacità di guida, sui 96 GP disputati, con 5 pole, 19 volte in prima fila, tanti giri in testa, non ne ha mai vinto uno!
Ha pilotato di tutto: Lola, Lotus, Cooper, March, Matra, Tecno, Tyrrell, Amon, BRM, Ensign, Wolf, Williams; fu in Ferrari nel 1967, 1968 e 1969. Debuttò in Formula1 nel 1963 con una Lola-Climax.
Quando, nel 1976, chiuse con le gare suggerì Gilles Villeneuve al patron del Team Wolf <<Io mi ritiro, prendi questo canadese; al suo debutto è andato più forte di me in qualifica>> per raccomandarlo poi alla Ferrari nel 1977 per sostituire Niki Lauda.
Chris Amon nacque a Bulls, in Nuova Zelanda, il 20 luglio 1943.
Nel 1960 gli esordi, poi nel 1963 si trasferisce in Inghilterra; disputa la sua prima gara di Formula1. Nel 1965 viene ingaggiato come collaudatore della Firestone; durante una sessione di collaudo ha modo di dimostrare le sue grandi doti: Harré, un tecnico della Firestone, fa togliere e rimontare lo stesso treno di gomme a sua insaputa; Amon va in pista ed al rientro lascia tutti di stucco affermando con sicurezza che quelle gomme funzionavano esattamente come le precedenti.
Nel 1966 in coppia con McLaren, sulla Ford GT40, si aggiudica la 24H di Le Mans; viene ingaggiato dalla Ferrari per il 1967.
Vince la 24H di Daytona in coppia con Bandini alla guida della 330 P4; in Formula1 a Montecarlo si classifica terzo, penalizzato dalla foratura di una gomma negli ultimi giri.
E arriva il 1968: l’anno della “consacrazione” di pilota sfortunato. Conquista la pole in Spagna, Belgio ed Olanda e la prima fila in Inghilterra, Germania, Italia, Canada e Messico. Purtroppo in gara non va oltre il 2° posto a Brands Hatch, cui aggiunge un 4° in Sud Africa, rallentato da una foratura, e un 6° in Olanda, collezionando una serie impressionante di stupidi ritiri.
In Spagna sente che la sua Ferrari si adatta bene al circuito spagnolo. Conquista la sua prima pole position in F1. Parte male, lo superano Rodriguez (Brm) e Beltoise (Matra). Il francese rallenta, Chris attacca il messicano e lo supera. In poco tempo prende 25″ di vantaggio ma al 57° giro il sogno svanisce a causa di un fusibile.
Poi la serie nera continua: Belgio: radiatore forato; Francia: vengono approntate due macchine con assetti diversi, asciutto e bagnato, Amon sceglie quello per asciutto ma viene giù il diluvio, Ickx con l’altra Ferrari trionfa; Italia: scivola su una macchia d’olio a Lesmo, fa un terribile looping andandosi a fermare tra i rami di un albero; Canada: frizione a 3 giri dalla fine quando era in testa con un vantaggio di circa 1 minuto; Stati Uniti: tubo dell’acqua; Messico: pompa dell’acqua.
Nel 1969 conquista la Coppa Tasmania battendo Rindt, Courage, Bell, Graham Hill, Gardner, Geoghenan e Brabham.
Ma la sfortuna continua: al GP del SudAfrica è al comando quando scoppia uno pneumatico; sfiduciato lascia la Ferrari e perde il treno buono della 312B che sfiorerà il titolo con Ickx.
Nel ’70 è alla March con la quale ottiene tre podi, a Spa, Clermont-Ferrand, Canada. Il 26 aprile partecipa BRDC International Trophy (British Racing Drivers Club) sul circuito di Silverstone, una gara di Formula 1 non valida per il campionato del mondo; alla gara, disputata su due manches da 26 giri ciascuna, con classifica finale per somma di tempi, parteciparono anche alcune monoposto della Formula 5000. Amon vinse con un primo ed un secondo posto, alternandosi con Jackie Stewart sui due gradini più alti del podio, partendo dalla pole position e facendo segnare anche il giro veloce.
Questa fu per Amon la prima vittoria in una gara di Formula 1, anche se non titolata.
Nel 1971 passa alla Matra e ottiene la sua seconda vittoria in Formula 1; il 24 gennaio si disputa il Gran Premio d’Argentina non valido per il Mondiale. La gara si svolse su due manche di 50 giri; il risultato finale era per somma dei risultati parziali. Amon si classificò rispettivamente 4° e poi 1° ottenendo così la vittoria. A Monza va in pole ma in gara, a causa della perdita della visiera del casco, è costretto ai box mentre era in testa.
Nemmeno il 1972 portò risultati di rilievo, tranne un esaltante 3° posto nel Gran Premio di Francia, a Clermont Ferrand: dopo aver ottenuto la pole position e percorso 20 giri nelle posizioni di testa, gli toccò precipitarsi ai box per una foratura. Ributtatosi in pista al 9° posto si impegnò in una generosa rimonta dove letteralmente sverniciò diversi avversari, fino a concludere al terzo posto.
Nel 1973 è alla Tecno; nel 1974 si “inventa” costruttore con la Amon/Cosworth, un fallimento; passa alla Ensign ed infine al Team Wolf nella Coppa Can-Am, poi decide il ritiro.
Anni dopo ritorna al suo vecchio “mestiere” come collaudatore per deliberare gli assetti delle vetture di serie della Toyota.
Altri piloti che a suo tempo erano stati considerati più fortunati, come Clark, Bandini, Revson, McLaren, Rindt, Cevert e altri, ottennero più successi e gloria di lui, ma non portarono la pelle a casa. A consuntivo della propria carriera Amon dichiarò:
“Molti hanno detto che sono sfortunato. Ci sono due modi di valutare questo: alcuni dei fortunati oggi non sono qui. Io ho sempre bilanciato entrambi gli aspetti”.
Amon è morto il 3 agosto 2016 all’età di 73 anni a seguito di un tumore.