Col motore ”superquadro” (così chiamato per il rapporto esasperato tra alesaggio e corsa) Ducati ridefinisce gli standard dei motori bicilindrici: 195cv e 13.5 kgm. Valori incredibili non solo per un bicilindrico, ma al top in senso assoluto.
Per raggiungere tali risultati, in ducati hanno dovuto cedere a qualche innovazione tecnica che modifica, ma non stravolge, la classica architettura del bicilindrico ad L. Cadono alcuni pilastri della filosofia progettuale Ducati, come le cinghie di distribuzione e la frizione a secco.
Questo motore sarà elemento strutturale del telaio, la sua architettura quindi è stata completamente rivista per garantire le migliori performance possibili in termini di conformazione, distribuzione del peso e robustezza.
I cilindri, sempre disposti a 90° ora sono maggiormente ruotati all’indietro (il cilindro che prima era orizzontale è a 21° rispetto al piano orizzontale), cio’ ha permesso di spostare il motore più in avanti per migliorare la distribuzione dei pesi delle moto che lo adotteranno, prima fra tutte la 1199 Panigale.
Il peso è contenuto grazie all’utilizzo di materiali come l’alluminio e magnesio.
I carter sono ottenuti per pressofusione e modellati in modo da poterci fissare le teste direttamente, migliorando in questo modo la rigidezza complessiva.
I coperchi delle teste, della frizione e della coppa dell’olio sono in lega di magnesio.
“Viste le alte velocità alle quali opera il Superquadro e le dimensioni maggiorate delle valvole – secondo Ducati – bilancieri non riuscirebbero a seguire i profili di chiusura spinti delle camme se si affidassero a comuni molle”, perciò resta la distribuzione desmodromica.
Secondo tale schema infatti, le valvole vengono chiuse meccanicamente con una meccanismo (e una precisione) analoghe a quelle della fase di apertura, consentendo di realizzare i profili delle camme più spinti e fasature estreme. Questo tipo di architettura, come sappiamo, è utilizzato su tutti i modelli Ducati, anche in Superbike e MotoGP.
Scompaiono (finalmente) le cinghie di distribuzione sostituite da una configurazione mista a catena e ingranaggi, decisamente più classica e performante.
Di nuova filosofia anche la frizione a bagno d’olio, che è una novità per una Superbike Ducati.
La progettazione della frizione, molto simile ai modelli Multistrada e Diavel, prevede un sistema ad asservimento progressivo che promette un comando della leva più preciso meno faticoso.
Non poteva di certo mancare l’antisaltellamento, che riducendo la pressione sui dischi della frizione, assicura un retrotreno stabile anche nelle staccate più impiccate.
Tutte queste soluzioni innovative hanno permesso al ”superquadro” di stabilire un altro record, intervalli di manutenzione ogni 24.000km! Massiccia anche la dotazione elettronica di gestione del motore, con la possibilità di scegliere diversi ‘’riding mode’’ che siamo sicuri aiuteranno a gestire l’incredibile valanga di cavalli che si sprigioneranno ad ogni apertura del gas!
Fonte: Ducati.com