Domenica 27 ottobre 2013, Dehli, India. Sebastian Vettel e la Red Bull Racing avevano un appuntamento con la storia, e non l’hanno fallito. Primo posto anche nel Gran Premio d’india, il decimo della stagione, e il quarto titolo mondiale consecutivo va in archivio.
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Un’impresa che lancia la scuderia austriaca e il pilota tedesco nella leggenda della Formula 1. Accanto a Juan Manuel Fangio e Michael Schumacher, i soli finora capaci di vincere quattro Mondiali di fila, e ad Alain Prost, l’unico altro pilota ad aver conquistato quattro titoli in carriera.
Sul Buddh International Circuit si decide tutto nei primi giri.Alonso, il solo a poter ancora insidiare Seb, almeno per l’aritmetica, si tocca alla prima curva con Webber e danneggia l’ala anteriore. Al secondo giro è così costretto a una sosta inattesa, che vanifica la strategia Ferrari di puntare sulle gomme medie per tentare di allungare nel primo stint sulle macchine che montano le soft, tra cui appunto Vettel. Lo spagnolo rientra in pista in fondo al gruppo e chiuderà undicesimo, fuori dalla zona punti.
A quel punto la Red Bull approfitta subito della situazione e richiama il tedesco ai box, per un passaggio alle medie molto anticipato rispetto alle previsioni. Scelta sorprendente ma non troppo, perché l’obiettivo è appunto marcare da vicino Alonso, e che si rivelerà comunque vincente. Consentendo al campione del mondo in carica di inanellare subito una serie di giri veloci, liberarsi in fretta del traffico a fondo gruppo, e trovare pista libera quando tutti quelli che lo precedono, anche loro sulle soft, rientrano ai box tra quinto e decimo giro per il pit-stop.
A quel punto la lotta è tra Vettel e il compagno Webber che, partito con le medie come Alonso, può prolungare il primo stint e si ritrova davanti. Ma la gara dell’Australiano termina al giro 39, dopo la sosta ai box, per guai al cambio. Unico neo nella domenica del trionfo definitivo della Red Bull. Quella di Vettel diventa così una cavalcata solitaria, scena già vista in stagione, col 26enne di Heppenheim che si diverte a far venire i brividi al suo box, girando su ritmi indiavolati mentre dal muretto Rocky, il suo ingegnere, prova inutilmente a convincerlo a rilassarsi un attimo.
Al traguardo, il vantaggio su Rosberg, secondo, sarà di quasi 30 secondi, mentre il terzo posto è di un eroico Grosjean, capace di conquistare il podio dopo la disastrosa qualifica che l’aveva relegato al 17esimo posto in griglia. Meriterebbe un articolo celebrativo a parte, Romain, pilota che in questa stagione ha fatto progressi incredibile. Peccato che anche la sua impresa finisca nell’ombra, di fronte a quella di un ragazzo che a soli 26 anni è già nella leggenda della Formula 1.
Il weekend indiano, forse l’ultimo della Formula 1, si chiude così con un Sebastian che si scatena in un folle burnout subito dopo l’arrivo, prima di inchinarsi davanti a Heidi, la sua fedele RB9, e di salire sul podio per l’immancabile doccia di champagne ad Adrian Newey. Uno che, in quella leggenda del Toro e del Tedesco volante, ha un ruolo da assoluto protagonista.
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