Molti di noi motociclisti con l’approssimarsi della bella stagione, iniziano a sognare di essere in sella a una nuova motocicletta.
Comprano e girano freneticamente le pagine delle riviste specializzate, scelgono il modello che meglio si aggrada alle loro caratteristiche, si recano dalla concessionaria del modello da loro prescelto.
Scelgono il modello, un abile venditore, fa firmare loro un modulo, che definisce promessa di vendita.
Fa presente che si tratta di un modello nuovo, pertanto sarà necessario attendere qualche settimana, prima che con sommo gaudio, potremo essere in sella alla desiderata motocicletta.
Versiamo in contanti la somma richiesta a titolo di caparra confirmatoria e placidamente attendiamo.
Se la nostra amata motocicletta, è consegnata, nulla quaestio.
Che cosa accade nel caso in cui, dopo tante richieste, la moto non è consegnata, perché il concessionario ha le serrande abbassate per sopravvenuto fallimento o chiusura dell’attività?
Ritorniamo per un istante a quel famoso modulo che abbiamo sottoscritto in occasione della nostra visita.
E’ chiamato promessa di vendita, ovvero il venditore promette di vendere al compratore, dietro versamento di un prezzo della merce meglio descritta nella promessa.
Quello che volgarmente, è definito il compromesso.
Va precisato che nella compravendita il passaggio della proprietà avviene nel momento del passaggio del bene, successivo al pagamento del prezzo.
Vertendo in materia di beni mobili registrati, la proprietà è certificata dalla trascrizione al PRA.
Nel caso del fallimento, va rilevato che in caso di acquisto perfezionatosi, in altre parole consegna del bene (motocicletta), per effetto della legge fallimentare, viene revocato l’acquisto, nei due anni precedenti il fallimento, tranne che venga dimostrato, ed in questo un ruolo importante riveste il curatore, che lo stesso non sia stato funzionale al fallimento.
Revocato l’acquisto, significa che la moto, in teoria non è più di nostra proprietà, e dobbiamo restituirla alla massa fallimentare. Tranne che vi sia la dimostrazione che tale acquisto non fosse funzionale al fallimento.
Laddove accada che sia dimostrata la non funzionalità dell’acquisto, la moto resta in nostro possesso e proprietà.
In caso contrario, dobbiamo restituire la nostra amata motocicletta, e insinuarci al passivo fallimentare.
Ritornando alla promessa, in realtà il nostro diritto è solo, in caso di fallimento, alla restituzione della somma versata a titolo di caparra confirmatoria.
Il diritto matura, ma va ricordato che a essere favoriti, in altre parole pagati prima, sono i crediti vantati dai lavoratori dipendenti.
I rimedi alla mancata consegna del bene, ci sono, ma confliggono con i tempi biblici dei Tribunali italiani.
E’ pertanto consigliabile, preferire venditori seri, affidabili, limitarsi a versare una minima caparra confirmatoria, in modo che il danno sia minore, nel caso di mancata consegna del bene.
Versare il saldo, solo al momento della effettiva consegna del bene, non prima, e con bonifico od assegno direttamente intestato alla concessionaria e non personalmente al titolare.
In tal caso dimostrare la non funzionalità, al fallimento è certamente più agevole.
In taluni casi, si è verificato che le case costruttrici siano intervenute, per mantenere il buon nome del marchio ed abbiano provveduto a consegnare esse stesse le motociclette, e ad sanare il problema.
Ricapitolando, al momento della firma della promessa, accertarsi che non vi siano clausole vessatorie, che sia indicato con chiarezza il bene da consegnare, data di consegna, penale in caso di ritardo, e che la somma versata sia a titolo di caparra confirmatoria (in caso di mancata consegna per colpa del venditore maturiamo il diritto a ricevere il doppio della somma versata).
Non versare somme elevate, al momento della consegna verificare che il bene sia presente in concessionaria, in caso di dubbio, contattare la casa madre per verificare lo stato di salute della azienda.
Insomma occhi aperti e tanta attenzione, laddove non sia sufficiente, munirsi di santa pazienza in attesa di una decisione dei malridotti Tribunali italiani.
Avv. Aldo Ruggiero