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Lo smartphone ha sostituito la moto?!
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Lo smartphone ha sostituito la moto?!

Settembre 24th, 2013 Marco Sales Articoli e Notizie

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Ho 22 anni ed è evidente che non abbia la stessa esperienza in campo, e su strada, di altri colleghi di lungo corso, ma credo che la latitanza di moto nel nostro territorio non sia dovuto ad un calo dell’interesse da parte dei giovani e/o alla paura dei genitori.

Partiamo con ordine.
E’ bene precisare che parto dal presupposto di non conoscere l’affluenza di moto a Napoli e provincia durante gli anni dell’interesse dei giovani per i loro diritti, durante gli anni dello stragismo e durante tutti i più, seppur tranquilli, anni ’90. Ma di una cosa sono convinto, lo sviluppo dei mezzi di comunicazione ha portato tante persone faccia a faccia con l’era digitale. Cosa vuol dire? Vuol dire che la notizia, simpatica o importante che sia, deve essere conosciuta subito, quanto più è veloce il ricevimento della notizia da parte nostra, tanto più la volta successiva vorremmo conoscerla limando “decimi” di secondo per recepirla nuovamente.
E’ fondamentale questo passaggio perché proprio lo smartphone, che sembra così un oggetto di moda, ha portato, e sta portando, tutti gli utenti ad essere sempre connessi col mondo. Il rapporto uno-tutti classico della televisione di Mike Buongiorno e dell’Osservatorio Luce non c’è più.
Gli interessi, quindi, cambiano radicalmente.

Negli anni ’90, parlo senza timor di censura e ne autocensura, al motociclista medio era permesso fare di tutto. Le tangenziali erano, tristemente, teatro di terribili incidenti o piste notturne in piena regola. La trasgressione della moto, la velocità, presentarsi come quello non su quattro ma su due ruote era uno status. Ricordo dai racconti di mia madre, pavida appassionata, di quel Agostino O’ Pazzo che impennava e girava tra via Toledo e i Quartieri Spagnoli, che portato a braccia dalla Polizia, è diventato famoso. Per i quattordicenni era possibile far diventare una Vespa e, più tardi uno Zip, con poche modifiche un missile terra-terra, più veloce di bicilindrici italiani e/o giapponesi. C’era più libertà di “interpretazione della moto”, è ovvio che ciò fosse illegale ma, forse, proprio per questo, era così terribilmente appassionante. 

Al di là di quelle che possono essere considerazioni personali, c’è un fattore fondamentale da analizzare. Gli anni di cui si legge spesso negli articoli che dibattono sull’incremento di vendite delle moto sono gli anni successivi al dopoguerra. Sono anni in cui il benessere degli italiani, e quindi la disponibilità di disporre di beni aumenta, cresce notevolmente, come mai prima e, cominciando con la TV, continuando con l’auto, si finisce per i papà e/o giovani lavoratori ad acquistare la moto, status symbol di un mondo che fa del possesso di beni esteriori la sua linfa vitale. Quindi, se volessimo paragonare solo dal punto di vista sociale i periodi, potremmo tranquillamente affermare che lo smartphone ha sostituito in parte la moto.

Ho letto molti libri di attori e giornalisti che, come me, in giovane età (parliamo degli anni ’60 e ’70) fecero della moto la loro ragione di vita. Era una quiete ossessione che caratterizzava le loro giornate. Bene, non credo che qualcuno possa contraddirmi ma, paragonando i periodi, avere in gestione (ed acquistare) uno smartphone oggi è paragonabile ad acquistare una moto di piccola cilindrata negli anni ’70. L’assicurazione non era obbligatoria, posti per parcheggiare ce n’erano e l’eventuale tassa di possesso, se c’era, era irrisoria. Oggi, 10 euro di ricarica al mese vanno più che bene! Con questo vorrei focalizzare l’attenzione semplicemente sul fatto che l’elemento essenziale per cui le nuove generazioni non si appassionano più alla moto è per il loro costo esorbitante di gestione, esclusivamente in Italia.

Ho acquistato la mia prima moto con “risorse” guadagnate personalmente, così come i costi di gestione sono sempre stati a mio carico, lavorando e studiando (meno studiando che lavorando!). Oggi, è evidente e con questo amplio il discorso di molti colleghi, che la comodità della nuova generazione nel percorso universitario è impressionante!
Ci sono tanti ragazzi, ne parlo con cognizione di causa ovviamente, che preferiscono la comodità del banco universitario alla vita, quella reale. Lungi da me epiteti stile bamboccioni o sfigati, è merito della nostra classe dirigente politica se affrontiamo oggi questi discorsi e questi problemi, ma non mi si toglie l’idea che, trent’anni fa, un ragazzo diplomato aveva possibilità di scelta. Sapeva che se avesse voluto, avrebbe potuto continuare il suo percorso di studi (nella migliore delle ipotesi ovviamente), ma qualora avesse voluto tuffarsi nel mondo del lavoro, beh magari con qualche sacrificio iniziale, ci sarebbe riuscito e quindi, conseguenzialmente, avrebbe potuto realizzare i propri sogni. Oggi invece sia il laureato che il diplomato non hanno lavoro.
Pur imputando molte colpe ai Governi succedutisi nell’arco di questi anni, come è sotto l’occhio di tutti dopotutto, sono molto critico con l’Università che vedo come un purgatorio infernale dove le anime non espiano i loro peccati ma si conservano, caldamente, riparandosi da quelle che dovranno essere le difficoltà della vita e, paradossalmente, preferendo la noiosa quotidianità ad un sacro sfogo quale può essere il confronto professionale, politico, sociale, assistenziale e, volendo, anche sportivo con una moto.

In ultimo, pur considerando valutazioni sociologiche, è bene dire che l’Assicurazione RC, in particolare al Sud, è il primo, vero, forse unico, problema che separa centinaia di appassionati dalla moto. Alcuni colleghi non pongono la questione in primo piano, altri ne dedicano non più di un rigo. Io trovo che sia fondamentale analizzare l’esborso RC e non affrontare il problema credo sia quanto meno impreciso e anti-giornalistico. Provate a far assicurare ad un ventiduenne una moto con cilindrata da 600cc, resterete, a meno che non siate già esperti come il sottoscritto, sbalorditi. E’ possibile acquistare una moto con 1500-2000 euro? Verissimo, ma è bene definirlo leasing, e non acquisto perché le tariffe RC in Campania ricalcano proprio questa stessa valutazione in euro. (Cito l’esempio del ventiduenne ma anche ad una persona di media età o in età avanzata con una classe di merito medio-bassa, l’esborso sarà simile.)
L’argomento assicurativo in Italia non viene quasi mai affrontato ma è fondamentale perché è essenziale per la valutazione di acquisto; due punti in particolare: discrepanza tra Nord e Sud del Paese e perdita del concetto di mutua assistenza assicurativa.

In tutta la Lombardia nel 2009 sono stati dichiarati più di quarantamila incidenti stradali, in Campania undicimila. Per sillogismo quindi sarebbe ovvio aspettarsi un premio assicurativo annuale quattro volte superiore a Milano, rispetto che a Napoli. Bene, è il contrario. Più precisamente, su una media di preventivi, assicurare una moto a Napoli costa dal 40 al 60% in più. I motivi a cosa sono riconducibili? Se citiamo la spedizione di mille giovani garibaldini avvenuta nel 1860 difficilmente verremmo messi fuori strada.

In più, le assicurazioni sono nate per garantire una mutua assistenza, quindi un reciproco scambio assistenziale tra gli associati in relazione al rischio connesso a muoversi in auto piuttosto che in moto. Quando un servizio viene garantito in maniera reciproca è giusto che chiunque si imbatta in un rischio valutato debba essere garante della salute propria e degli altri. Con la liberalizzazione dei mercati, anche alle assicurazioni è toccato rivedere le proprie tariffe e quale occasione migliore per definire la territorialità? Anche se dal punto di vista lucrativo è corretto circoscrivere i territori sul quale l’assicurato circola generalmente (si è partiti prima con la regione, poi con la città, per finire con i quartieri in città più popolose), sarebbe anche corretto ammettere che l’assicurato stesso è libero di circolare su tutto il territorio nazionale, quindi una definizione della percentuale incidentale non è possibile a priori.

Dopo questa evoluzione (più in), il concetto della nascita dell’obbligatorietà della polizza RCA, cioè la mutua assistenza, si è perso a favore di un’azienda lucrativa che non bada più a ripagarsi “cooperativamente” le uscite e le entrate, ma ricerca profitto lucrando l’assicurato che tende quindi a valutare il proprio rischio minore a fronte del pagamento dell’assistenza che potrebbe dare e o ricevere.

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Per questo ho venduto la mia moto. Perché un ragazzo, un giovane appassionato, che per sua responsabilità e serietà studia, può altresì lavorare ma sperare di raggruppare il costo medio sopra-citato ogni anno è praticamente impossibile a meno di annientamento di vita sociale, espiazione di qualsiasi altro desiderio alla sua personalità connesso e, da non dimenticare, astensione da incidenti, altrimenti è finita.
Ho voluto replicare ai vari articoli che si leggono in rete perché credo, da buon ventiduenne appassionato delle cose che NON funzionano nel nostro Paese, che prima di inanellare un discorso che cavalchi più epoche e più generazioni, sarebbe d’uopo analizzare che i motociclisti di ieri, non sono per fortuna o per sfortuna, quelli di oggi, così come le scelte, i costi della vita e tutto ciò che fa camminare un ragazzo a testa bassa inchiodato al cellulare di ultima generazione… guardando la sua vecchia moto!

              
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Marco Sales

Marco Sales: Nato a Napoli, ma di origini francesi, è studente di Scienze Politiche e amante delle moto, della fotografia e di giornalismo. Videographer editor, oggi segue corsi di fotografia pubblicitaria, foto-giornalismo e film maker.

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