Finalmente è fatta!!!! Il Comune e la Regione ce l’hanno tenuto nascosto per lungo tempo, ma ora finalmente è venuto alla luce, un progetto caldeggiato e voluto per rilanciare l’economia della Regione Campania, che vede il suo motore nella città di Napoli nell’area dismessa e inutilizzata dell’ex zona industriale di Bagnoli. Ma ripercorriamo le tappe: dopo l’imbeccata dello scorso mese da parte degli Americani della Formula Indy, il progetto della pista del Mediterraneo sviluppato dall’architetto Hermann Tilke, in straordinario accordo tra regione e comune, si è concretizzato sempre più, fino a diventare esecutivo e finanziato da fondi totalmente privati.
Dalle prime indiscrezioni, l’opera sarà avveniristica con parchi giochi per bambini, aree tematiche, una darsena capace di ospitare dalle imbarcazioni diportistiche agli yacht di extralusso attesi per le manifestazioni organizzate nell’area che si prevedono a livello degli eventi dello Yas Marina Circuit ad Abu Dhabi.
Ora a tutti noi appassionati toccherà aspettare soli due anni affinché sia tagliato dal Sindaco De Magistris il nastro inaugurale.
MI SPIACE MA E’ SOLO UN SOGNO! Del quale vorremmo tanto scrivere come opera finanziata e avviata, ma in realtà il tutto nasce dall’appuntamento settimanale di NapoliMoto, nei pressi di via Virgiliano, all’entrata del parco.
Li ogni sabato un summit di motociclisti stanchi e affranti dal grigiore settimanale che parlano del più e del meno, in attesa del weekend di gara, dell’uscita settimanale, sognando una nuova Napoli.
La scorsa settimana, precisamente sabato 20 ottobre, eravamo impegnati nelle più classiche discussioni quali “il miglior smartphone” e le tecniche di conquista in campo femminile e tra un pezzo di mandolino e l’altro, gli occhi ormai abituati l’infinita stasi degli ex stabilimenti Italsider, vedono per la prima volta la distesa inutilizzata e abbandonata in una nuova luce… Marco Fossa e Riccardo Finizio iniziano a domandare: “ma se al posto di quella distesa di nulla misto a incompetenza edilizia si ergesse il primo vero circuito del Sud Italia?!”
Affrontando il discorso in maniera costruttiva e intelligente, non parliamo assolutamente di un’ altra pistina da uno, due chilometri simile a tutte quelle presenti in provincia di Napoli.
Lo spazio nel cuore della città sembrerebbe non esserci ma con una semplice valutazione in scala, la tesi viene dimostrata, lo spazio c’è, tanto che il circuito di “Misano entrerebbe nello spazio che doveva essere/sarà (non si sa nulla) di Bagnoli Futura!”
Ecco a voi la prova:
Come il buon Felix Baumgartner ci ha insegnato, prima di “lanciarci” in nuovi progetti, è bene controllare la checklist e analizzare tutti gli step fondamentali. Flaggato con un bel segno verde la problematica “spazio” passiamo a quella “Risorse & investimenti”.
Chiunque, con un po’ d’esperienza in pista (ovviamente mi riferisco a Mugello, Misano, Monza e Imola in Italia) saprebbe che un circuito di caratura mondiale in una città come Napoli, pensandoci non è una cosa irrealizzabile e mai vista… anzi e porterebbe benefit economici.
Pensiamo a Monaco. La capitale del Principato è una città che si erge su una collina, che scivola diretta sulla costa e lì, lo spazio per far correre auto da 340 km/h non c’è mai stato ma in un modo o in un altro è diventato il Gran Premio più affascinante del mondo, pur essendo in un circuito urbano.
Nella nostra zona abbandonata non solo si potrebbe mettere su un circuito tecnico e lungo, dato il notevole spazio inutilizzato, ma rispetterebbe anche le dure misure di sicurezza imposte dalla Dorna.
Monaco ci insegna che avere le risorse economiche significa avere anche lo spazio perché anche se questo non c’è, con investimenti mirati lo si crea.
Tuttavia come ben sappiamo non è tutto oro quel che luccica e in Italia, il 90% degli italiani lo sta imparando a proprie spese. Il progetto Bagnoli Futura prevedeva una bonifica della zona dell’ ex Italsider/ILVA per la creazione di un grande campo sportivo, attrezzato per qualsiasi tipo di sport.
Ad oggi tutto è rimasto così, com’era nel lontano 1988 quando in vari step si arrivò a chiudere definitivamente lo stabilimento.
Un progetto come questo, non solo sarebbe innovativo per una città che oggi, dopo 200 anni dalla sua invenzione, è arrivata alla pista ciclabile, ma darebbe sbocchi lavorativi di ogni tipo. Un complesso come Misano aperto 320 giorni su 365 dà lavoro a esperti di settore, operai, commissari tecnici, impiantisti, informatici, giornalisti, pubblicitari e affini.
Inoltre permetterebbe a chiunque “arrivi da mare” di non vedere più fabbriche abbandonate a se stesse, scenograficamente belle per un film degli anni ’20, ma un circuito di moto e o auto dove la passione e l’attitudine a creare profitto e lavoro vanno in pista assieme senza che l’uno prevarichi l’altro e senza che si preferisca l’arricchimento a breve termine di uno contro l’arricchimento medio di tutti sia economico che intellettuale.
La passione, in ogni sua forma, è cultura e noi, un tempo, ne eravamo la capitale!